Un TikTok di Kim Kardashian di qualche mese fa recitava “Sono Kim Kardashian è ovvio che abbia un lettino abbronzante nel mio ufficio…”. (Kim soffre di psoriasi e spesso ne ha parlato apertamente, ndr).
Fortunatamente il popolo del web si è pressoché scandalizzato davanti a tale affermazione ed il popolo dei dermatologi, ancor di più!
Vogliamo credere che Kim alludesse alla fototerapia, valida alleata, seppur obsoleta, nel trattamento della psoriasi in placche; tuttavia non possiamo accettare la banalizzazione del tema.
C’è una differenza sostanziale tra le lampade usate in ospedale per la fototerapia (UVA o NB-UVB, ovvero UVB a banda stretta) e quelle usate ancora in alcuni centri estetici (che emanano una quantità non controllata di UV, soprattutto di tipo A): le prime sono sotto controllo medico e non hanno come scopo l’abbronzatura, le seconde aumentano il rischio di sviluppare il melanoma e gli altri tumori cutanei.
Nello specifico, il rischio di melanoma tra gli utenti dei solarium sarebbe maggiore, più giovane è l’età in cui vengono fatte le lampade.
L’AIOM stima che nel 2008 il 5.4% dei melanomi diagnosticati in Europa era attribuibile alle lampade solari.
E’ essenziale ricordare che le lampade abbronzanti sono state inserite tra i cancerogeni certi, allo stesso livello del fumo di sigaretta e dell’amianto, quindi non c’è nulla da scherzare o banalizzare!
Letteratura
1. Odorici G, et al. Phototherapy: The patients' point of view. Photodermatol Photoimmunol Photomed. 2021; 37(2):175-179.