L’acne è una malattia infiammatoria cronica multifattoriale del follicolo pilosebaceo, che colpisce circa il 9,4% della popolazione generale, interessando quasi il 95% degli adolescenti.
Clinicamente si manifesta con lesioni non infiammatorie (comedoni aperti e chiusi) e/o infiammatorie (papule, pustole o noduli), in seguito all’ostruzione e all’infiammazione delle unità pilosebacee, maggiormente rappresentate nel viso, al dorso, in regione toracica e nella parte superiore delle braccia.
La fisiopatologia dell’acne è complessa. Sono stati individuati quattro eventi chiave per la formazione delle lesioni acneiche: l’eccessiva attività delle ghiandole sebacee, con aumento della produzione di sebo, l’ipercheratinizzazione follicolare, la proliferazione del Cutibacterium acnes (batterio anaerobio che popola e l’infiammazione intra- e perifollicolare.
Questi eventi possono essere scatenati o esacerbati da numerosi fattori endogeni ed esogeni.
Nel tempo, si sono creati nella società falsi miti, spesso alimentati da una errata conoscenza dell’argomento.
Di seguito, vengono riportate brevemente le più comuni credenze riguardanti l’acne.
Esiste una correlazione tra alimentazione e acne
La correlazione tra acne e alimentazione è spesso stata oggetto di accesi dibattiti e ancora oggi molti esperti hanno pareri discordanti.
Alimenti con alto indice glicemico (valore che esprime la capacità di un alimento di far innalzare la glicemia), quali pane, patate, crackers e affini, dolci, snack e bevande zuccherate, influenzano ormoni come l’insulina, il fattore di crescita insulina-simile 1 (IGF-1) e gli androgeni, che hanno un impatto sulla genesi dell’acne. Una dieta ricca di questi cibi e povera di alimenti ricchi di acidi grassi Omega-6 e Omega-3 (pesce azzurro, merluzzo, salmone, vegetali a foglia, frutta secca) può predisporre all’acne o determinarne un peggioramento.
Inoltre, evidenze della letteratura supportano un’associazione tra questa dermatosi e il consumo di latte e latticini. Il latte, infatti, oltre a indurre un aumento delle concentrazioni plasmatiche di IGF-1, avente un’attività sebogenica diretta e indiretta, contiene alti livelli di glutammina e leucina, amminoacidi che attivano un particolare complesso enzimatico (mTORC1) coinvolto nell’attivazione dei sebociti e nella genesi dell’acne.
Prendere tanto sole migliora l’acne
Un’esposizione al sole moderata e graduale può avere una blanda azione antinfiammatoria, antibatterica e immunomodulatrice. L’aspetto meno untuoso della pelle spesso è legato al mascheramento delle imperfezioni indotto dall’abbronzatura (effetto camouflage) e non è infrequente un peggioramento della condizione a conclusione della stagione estiva.
Un’esposizione esagerata e impropria determina, invece, un aumento dell’espressione di citochine pro-infiammatorie, della proliferazione dei cheratinociti e della produzione di sebo, con conseguente ispessimento dello strato superficiale della cute e occlusione dei pori, con formazione o peggioramento delle lesioni acneiche.
Inoltre, l’eccessiva sudorazione, legata alle alte temperature, influenza negativamente il microbioma cutaneo, favorendo la proliferazione di batteri anaerobi, quali il Cutibacterium acnes, che hanno un ruolo chiave nella genesi dell’acne.
Non bisogna, infine, dimenticare che l’esposizione solare, in assenza di fotoprotezione, può determinare iperpigmentazioni post-infiammatorie e macchie antiestetiche. Bisogna, pertanto, applicare creme solari adeguate (non grasse e con SPF>30) e sospendere o limitare l’impiego di farmaci fotosensibilizzanti, frequentemente impiegati nella gestione terapeutica di questa patologia.
Lo stress peggiora l’acne
Lo stress si associa spesso alla comparsa o a un peggioramento dell’acne. In risposta a situazioni di tensione, i nervi periferici rilasciano sostanza P, responsabile della proliferazione e differenziazione delle ghiandole sebacee e dell’aumento di sintesi di lipidi nei sebociti. Inoltre, in condizioni di stress, aumenta la produzione di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”), che induce una maggiore attività delle ghiandole sebacee, un’aumentata secrezione di sebo e una esacerbazione di lesioni acneiche preesistenti. Studi dimostrano, infine, che l’entità dello stress è correlata positivamente con la severità dell’acne.
I prodotti cosmetici possono provocare l’acne
Alcuni cosmetici possono contenere sostanze comedogene che bloccano le strutture follicolari e inducono l’acne. Si parla in questo caso di “acne cosmetica”, una particolare reazione acneiforme, caratterizzata prevalentemente da comedoni e, più raramente, da piccole papule e/o pustole, solitamente di lieve entità (l’infiammazione, in questo caso, è minima o assente) e limitata alle sedi di applicazione delle creme di bellezza o dei prodotti per il trucco con attività comedogena. Tra gli ingredienti comedogeni contenuti nelle formulazioni di alcuni cosmetici si ricordano l’isopropile miristato, l’isopropile palmitato, la vaselina, il dimeticone, la cera d’api, la cera d’alba e gli oli pesanti quali l’olio di oliva, l’olio di mandorla, l’olio di avocado, l’olio di lino e l’olio di argan.
E’ consigliabile, allora, in particolare in soggetti predisposti all’acne, evitare prodotti grassi o cerosi, preferendo gel, creme-gel, lozioni o sieri, che riportino in etichetta la dicitura “non comedogenico” e “OIL-free”.
Inoltre, si raccomanda una adeguata e regolare detersione con specifici prodotti, non aggressivi, in grado di eliminare le principali impurità cutanee.
L’acne è una malattia transitoria dell’adolescente
L’acne è una patologia della pelle che interessa prevalentemente, ma non esclusivamente i giovani in età puberale. Sempre più evidenze, tuttavia, indicano che la sua prevalenza nella popolazione adulta è in aumento. In questo caso, si può trattare di una condizione persistente dall’età adolescenziale o di una forma di nuova insorgenza, che solitamente si manifesta in pazienti con più di 25 anni, che non hanno mai sofferto di questa patologia. L’acne dell’età adulta colpisce più spesso il sesso femminile e si caratterizza per maggior presenza di lesioni infiammatorie rispetto alla forma adolescenziale, di entità per lo più da lieve a moderata, che interessano il volto e soprattutto la regione mandibolare. La patogenesi coinvolge diversi fattori esogeni ed endogeni, che vanno indagati. In particolare, in una donna, bisogna ricordare che l’acne, più o meno associata a irsutismo e alopecia, può essere la spia di una sindrome dell’ovaio policistico, disordine endocrino-metabolico, caratterizzato da disfunzioni ovulatorie, iperandrogenismo e riscontro all’ecografia di ovaie con aspetto policistico.
In conclusione, quelli finora descritti e altri miti sull’acne rappresentano spesso argomenti dibattuti sia nella comunità scientifica che nella popolazione generale. La consultazione di uno specialista dermatologo non solo rappresenta un momento importante per la cura di questa patologia così comune, ma diventa essenziale per ricevere chiarimenti su quelle che sono spesso false credenze, che potrebbero portare a una gestione impropria del problema.
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