Dermatologia / Rassegna stampa

Psoriasi: la patologia colpisce il 3% della popolazione ma non è contagiosa

La psoriasi, ignorata dai più, rappresenta una delle diagnosi più frequenti del dermatologo e in Italia affligge circa il 3 per cento delle persone adulte (circa 2 milioni e mezzo di italiani, un vero esercito), interferendo a volte pesantemente sulla qualità della vita, fino a configurare vere e proprie sindromi depressive.

Segreteria SIDeMaST, 11 Jan 2011 01:42

Psoriasi: la patologia colpisce il 3% della popolazione ma non è contagiosa

Il lato «visibile» nella psoriasi è solo la punta di un iceberg: le infiammazioni della pelle, che provocano tanto imbarazzo, ansia e sfiducia in chi ne soffre, si associano ad altre malattie potenzialmente più gravi, come le patologie cardiovascolari, l'artrite psoriasica e, secondo recenti studi, anche la sindrome metabolica, con aumento del rischio di ipertensione, dislipidemie e diabete. Ecco perché è cruciale intervenire con una diagnosi precoce e una cura tempestiva, ma anche seguendo uno stile di vita corretto in grado di correggere o prevenire alcuni fattori di rischio, come l'obesità.

La psoriasi, ignorata dai più, rappresenta una delle diagnosi più frequenti del dermatologo e in Italia affligge circa il 3 per cento delle persone adulte (circa 2 milioni e mezzo di italiani, un vero esercito), interferendo a volte pesantemente sulla qualità della vita, fino a configurare vere e proprie sindromi depressive. E' infatti comune la tendenza a emarginarsi per la vergogna delle «placche» cutanee (dovute ad un ricambio della pelle più rapido della norma), anche per colpa della falsa credenza che la psoriasi sia contagiosa.

Alla base di questa malattia cronica autoimmune (dovuta a un'anomala risposta immunitaria), scatenata spesso da fattori ambientali e psicho-emotivi, c'è un'alterazione genetica: risale allo scorso ottobre la pubblicazione sulla rivista scientifica Nature Genetics dei risultati di 5 studi, che dimostrano l'esistenza di varianti genetiche, capaci di aumentare la suscettibilità ad ammalarsi.

Le lesioni cutanee si localizzano più spesso al cuoio capelluto, alle superfici estensorie dei gomiti e delle ginocchia e alla regione lombo-sacrale, ma non esiste zona cutanea immune dalla malattia. La diagnosi differenziale è un passo importante, dal momento che la psoriasi ha aspetti in comune con altre malattie dermatologiche (come la pitiriasi rosea, il lichen planus, la micosi fungoide, la dermatite seborroica). La varietà più comune è la psoriasi cronica a placche, caratterizzata da chiazze squamose arrossate facilmente sfaldabili, situate con maggiore frequenza su gomiti, ginocchia, dorso, cuoio capelluto. Nei bambini prevale invece la psoriasi guttata, caratterizzata da un'eruzione di piccole chiazzette rosate, in genere poco desquamanti su gran parte della cute. Piuttosto grave è poi la l'artrite psoriasica, che se non curata bene porta a esiti invalidanti.

Uno degli aspetti più negativi della psoriasi è lo stigma, il «marchio», che porta alla discriminazione sociale, condizionando negativamente la vita di relazione: nel lavoro, a scuola, in palestra, al mare chi è affetto da psoriasi spesso viene isolato o guardato con diffidenza, tanto da cercare di nascondere la malattia, influenzando la scelta dell'abbigliamento (indumenti coprenti anche in estate), evitando incontri o luoghi pubblici. Serve quindi anche una maggiore informazione rivolta alla popolazione generale, per ribadire la natura non contagiosa della malattia.

Non c'è una cura risolutiva e ogni paziente risponde in modo diverso alle terapie. Se nelle forme più lievi i trattamenti farmacologici topici e fisici (come la fototerapia, pomate emollienti e creme a base di corticosteroidi, acido salicilico, derivati della vitamina A, analoghi della vitamina D) permettono un buon controllo della malattia, nelle forme moderate e gravi bisogna intervenire anche sul sistema immunitario, tanto che da tempo si impiegano per via sistemica retinoidi, che normalizzano la proliferazione e la desquamazione epiteliale e farmaci immunosoppressori, come la ciclosporina A e il metotrexate. Una nuova arma terapeutica sono i «farmaci biologici», farmaci intelligenti e tagliati su misura per il malato, con meno effetti collaterali: anticorpi monoclonali, citochine (interferoni e interleuchine), proteine di fusione e fattori di crescita tissutali, che hanno il vantaggio di interferire in modo selettivo nei processi immunologici che scatenano e sostengono la psoriasi, ed efficaci anche nel blocco della componente artropatica.

E l'alimentazione? Gli psoriasici dovrebbero eliminare carni rosse, insaccati, grassi, fritture, sale, latticini, zucchero e naturalmente gli alcolici, mentre dovrebbero privilegiare pane integrale, pasta, legumi, verdura, frutta e pesce e bere molta acqua.

Per censire i pazienti psoriasici, valutare i risultati delle cure, migliorare l'assistenza, rendere disponibili i trattamenti più moderni, monitorando nel tempo i loro effetti, è nato nel 2005 il progetto di ricerca Psocare, promosso dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in collaborazione con le società scientifiche dermatologiche (SIDeMaST e ADOI) e con le associazioni dei pazienti (ADIPSO). I centri Psocare sono stati istituiti in tutte le regioni italiane.

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