Dermatologia / Rassegna stampa

Vitiligine: malattia autoimmune con pesanti ripercussioni psicologiche

Colpisce uomini, donne e bambini. E’ dovuta alla scomparsa localizzata dei melanociti, cellule responsabili della pigmentazione della pelle

Segreteria SIDeMaST, 29 Oct 2019 01:49

Vitiligine: malattia autoimmune con pesanti ripercussioni psicologiche

La vitiligine è un disordine autoimmune che si caratterizza per la comparsa di macchie bianche ben delimitate che possono comparire su tutto il corpo, specialmente a livello di dorso delle mani, braccia, aree periorifiziali (come quella perioculare e periorale), ginocchia, piedi, oppure solo localmente.

La malattia, che colpisce indistintamente uomini, donne e bambini, si manifesta per la scomparsa localizzata dei melanociti, danneggiati delle cellule del sistema immunitario (linfociti).

Fattori scatenanti, che possono precedere l’insorgenza della malattia o determinare periodi di peggioramento delle lesioni, sono eventi stressanti per l’organismo, traumi cutanei, come le ustioni solari, l’esposizione professionale ad alcune sostanze chimiche.

La vitiligine non è una malattia contagiosa, le macchie non sono dolorose e neanche pregiudica l’aspettativa di vita.

Le ripercussioni sono essenzialmente di tipo psicologico.

L’assenza di melanina predispone alle ustioni solari, ecco perché è importante proteggere le chiazze con filtro solare.

Purtroppo non vi sono terapie che possano risolvere la vitiligine in modo definitivo, né fermarne l’estensione.

“I trattamenti disponibili hanno lo scopo di indurre una ripigmentazione della cute - chiarisce Bianca Maria Piraccini, Professore Associato in dermatologia dell’Università di Bologna.

Che aggiunge - Nelle forme lievi e localizzate, quando cioè le macchie interessano meno del 10% della superficie cutanea, sono efficaci farmaci per uso topico quali i corticosteroidi e gli inibitori delle calcineurine, come pimecrolimus e tacrolimus, in crema o unguento.

Nelle forme più gravi è utile la fototerapia, che consiste nell’esposizione delle aree malate a luce UVA o UVB emessa da apposite lampade in ambito ospedaliero.

La terapia con UVA è associata all’assunzione orale di psorialeni o alla loro applicazione locale”.

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