Dermatologia / Rassegna stampa

Tatuaggi al sole? È meglio di no

Più che una mania, è un'epidemia. Basti pensare che, in Italia, i tatuati sono circa sette/otto milioni.

Segreteria SIDeMaST, 08 Aug 2014 08:56

Tatuaggi al sole? È meglio di no

Alcuni pigmenti sono fotosensibilizzanti: si rischiano bruciori, vescicole, eczemi cutanei, ma il vero pericolo sono i melanomi. Fondamentale proteggere la zona tatuata

Più che una mania, è un'epidemia. Basti pensare che, in Italia, i tatuati sono circa sette/otto milioni. Di cui una buona fetta è rappresentata dai ragazzini che vanno dai 12 ai 18 anni. Un mercato che non conosce crisi. Anzi. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità, in soli tre anni il numero delle imprese che propongono tattoo e piercing è passato da 257 a più di 1.500. Cifre che fotografano un fenomeno sociale e allarmano i dermatologi. Perché se da una parte molti tatuaggi sono vere e proprie opere d'arte, dall'altra non sono esenti da insidie per la pelle: dalle allergie agli eczemi, fino ai tumori cutanei. Sempre, a maggior ragione se si prende il sole.

Un fatto di pigmenti

«All'inizio a preoccupare era l'igiene della struttura. Ora è la tossicità dei pigmenti e il loro destino una volta iniettati nella pelle - afferma il professor Marcello Monti, responsabile dell'Unità Operativa di Dermatologia dell'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) -. Infatti, solo il 20/30% della quantità inoculata si fissa nei macrofagi, le cellule del derma, formando poi il disegno. Il resto, è quasi tutto riassorbito dalla circolazione linfatica, rimanendo imprigionato per sempre nell'organismo».

Il calore innanzitutto

«Nero di china, rossi intensi, blu: sono solo alcune delle tinte forti che attraggono maggiormente i raggi calorici, gli infrarossi che, non potendo essere dispersi, surriscaldano la cute. Che inizia a soffrire - spiega l'esperto -. Ecco perché è fondamentale stare all'ombra ed evitare di accoccolarsi al sole nelle ore centrali della giornata, quelle che vanno dalle 11 alle 16».

Le creme non bastano

«Alcuni pigmenti, poi, sono fotosensibilizzanti. Manifestano, cioè, un'autentica avversione nei confronti del sole: bruciori, vescicole, eczemi cutanei, tanto per citare i fastidi più frequenti. Un altro valido motivo per tenere il tatuaggio ben coperto. Con una benda o un braccialetto, se è piccolo. Con gli abiti anti Uv, se è grande - avverte il dermatologo -. Nemmeno le creme solari ad alta protezione mettono al riparo da eventuali danni. Il rischio è di abbandonarsi a lungo sotto il solleone, nella falsa convinzione di essere protetti. Risultato. Più guai per la pelle, meno lucentezza per il tattoo che, poco alla volta, si sbiadisce».

L'insidia mascherata

Ma il vero pericolo sono i tumori cutanei. Su tutti, il melanoma. «Che se si presenta pigmentato di nero o di marrone scuro, può essere facilmente confuso con il colore del tatuaggio. Non a caso si parla di azione mascherante. Se la diagnosi è tardiva, le speranze sono poche - avverte il professor Monti -. Occhi puntati, quindi, sul tattoo: se cambia forma oppure cresce, non bisogna perdere tempo e consultare il prima possibile un dermatologo. Che potrebbe richiedere una biopsia, così da fugare qualsiasi dubbio».

  • keyboard-arrow-right Fonte Corriere della Sera
  • keyboard-arrow-right Autori Lucia Cordero
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