Dermatologia / Rassegna stampa

Raddoppiare i farmaci: la tattica che fa (molto) ben sperare contro il «letale» melanoma

Solo pochi anni fa il melanoma era un tumore che non lasciava scampo. Oggi, grazie all'arrivo di farmaci innovativi, si spera persino nella guarigione

Segreteria SIDeMaST, 09 Jun 2015 11:11

Argomenti: melanoma farmaco
Raddoppiare i farmaci: la tattica che fa (molto) ben sperare contro il «letale» melanoma

Dai primi successi presentati nel 2010 alle grandi conferme di quest'anno. Ora si spera persino nella guarigione per i pazienti con il più temibile tumore della pelle

Solo pochi anni fa il melanoma era un tumore che non lasciava scampo. Oggi, grazie all'arrivo di farmaci innovativi, si spera persino nella guarigione. Di certo la sopravvivenza dei pazienti si è notevolmente allungata passando, in media, da pochi mesi a diversi anni. Il più aggressivo e letale tumore della pelle è stato, ancora una volta, al centro delle attenzioni degli oncologi di tutto il mondo riuniti nei giorni scorsi a Chicago per il congresso dell'American Society of Clinical Oncology (Asco): diversi studi hanno infatti dimostrato che combinare fra loro i nuovi farmaci immunoterapici permette di ottenere risultati migliori rispetto al somministrarli singolarmente. Una strategia che funziona anche con le terapie a bersaglio molecolare per i malati con mutazioni genetiche.

Risultati ottimi nei pazienti più difficili, quelli con metastasi

«Per capire l'entusiasmo circolante nella comunità scientifica - spiega Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli - bisogna ricordare che nel 2010 erano stati presentati a Chicago i dati relativi alle sperimentazioni con ipilimumab, allora salutato dagli esperti come «il primo passo avanti contro il melanoma dopo 30 anni». Ora, a distanza di cinque anni, disponiamo di più molecole efficaci e stiamo imparando a utilizzarle sempre meglio, anche abbinandole fra loro, ottenendo ottimi risultati proprio nei pazienti più difficili, cioè quelli con una neoplasia metastatica. E l'obiettivo, non più così lontano, è quello di rendere il temibile melanoma una malattia con la quale si può convivere tutta la vita. Il melanoma si conferma così la migliora "palestra" di allenamento dell'immunoterapia , la quarta arma oggi disponibile nella lotta al cancro accanto a chirurgia, chemioterapia e radioterapia».

Immunoterapia: sperimentazioni su tutti i tumori

L'immuno-oncologia funziona stimolando le cellule del sistema immunitario a combattere il cancro e persegue una strategia opposta a quella delle terapie «classiche»: non colpisce direttamente le cellule tumorali, ma attiva i linfociti T del paziente (potenti globuli bianchi capaci di eliminare o neutralizzare le cellule infette o anormali), che diventano in grado di distruggere il tumore. «A differenza della chemioterapia, poi, le terapie immunoncologiche hanno in genere effetti benefici che durano più a lungo nel tempo, come provano i buoni tassi di sopravvivenza a lungo termine dei malati trattati con queste molecole - aggiunge Filippo de Braud, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica e direttore della Medicina Oncologica 1 dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Durante questo Asco 2015 è emersa chiaramente l'importanza di questa nuova strategia: sono più di 400 le molecole immunoterapiche allo studio in quasi tutti i tipi di cancro. E, oltre alle conferme sul melanoma, arrivano significativi risultati dai trial presentati anche contro un altro tumore temibile e duro da sconfiggere, quello al polmone».

Il mix di farmaci potenzia l'effetto anticancro

Con circa 11mila nuove diagnosi ogni anno in Italia, il melanoma è in costante aumento. Quasi un terzo dei pazienti ha meno di 50 anni quando scopre la malattia e in poco più del dieci per cento dei casi (all'incirca 1800 persone) la malattia viene scoperta quando è già in uno stadio avanzato e sono presenti metastasi in uno o più organi. «La situazione di questi pazienti è complicata - spiega Ascierto, che è anche presidente della Fondazione Melanoma e coordinatore delle Linee Guida sul melanoma dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. Ma se fino a pochi anni fa non potevamo dare loro speranze, oggi la situazione si è completamente ribaltata. In particolare ora sappiamo che i mix di farmaci immunoterapici funzionano bene e riescono a dare esiti migliori che presi singolarmente, specie per quanto riguarda la sopravvivenza libera da progressione di malattia». E' la conclusione a cui giunge lo studio Checkmate -067 (presentato in sessione plenaria, ovvero fra le principali novità, al congresso di Chicago e i cui esiti sono stati pubblicati anche sulNew England Journal of Medicine) che ha indagato l'uso di ipilimumab e nivolumab, confrontandola con quello del solo nivolumab: «Con l'utilizzo del primo arrivato, ipilimumab, sappiamo che 2 pazienti su 10 sono liberi da malattia a 10 anni dalla diagnosi, dunque potenzialmente guariti. Con nivolumab si spera di arrivare a 4 su 10 e con il mix si osa mirare persino a di più, considerato che i due medicinali hanno meccanismi d'azione diversi e vanno a rimuovere due freni differenti con i quali il cancro riesce a rallentare e frenare il nostro sistema immunitario». Raddoppiando la potenza della cura, però, anche gli effetti collaterali sono maggiori, «ma fortunatamente li conosciamo e molto può essere fatto per arginarli - dicono gli esperti -. Serve esperienza nel trattare i malati con immunoterapia, in modo tal da saper riconoscere e trattare precocemente anche le conseguenze indesiderate».

Meglio il bis anche per chi ha la mutazione genetica

Altri due studi presentati all'Asco hanno dimostrato che il mix di medicinali funziona anche quando si tratta di farmaci a bersaglio molecolare utilizzati nel trattamento del melanoma metastatico positivo una particolare mutazione genetica (Braf V600). In particolare il trial CoBrim ha testato cobimetinib in combinazione con vemurafenib, confrontandola con il solo vemurafenib: i risultati dimostrano che la combinazione terapeutica porta la mediana di sopravvivenza libera da progressione di malattia a 12,3 mesi rispetto ai 7,2 con la monoter

  • keyboard-arrow-right Fonte Corriere della Sera
  • keyboard-arrow-right Autori Vera Martinella
  • keyboard-arrow-right Link fonte Link articolo originale
  • keyboard-arrow-right Parole chiave melanoma farmaco

Articoli collegati