Pazienti seguiti per 9 anni: solo 4 su 10 hanno manifestato effetti collaterali tanto gravi da costringerli a sospendere la terapia
Buone notizie per i pazienti psoriasici curati con farmaci biologici. Un recente studio canadese porta prove a favore della sicurezza delle nuove terapie che raramente paiono causare effetti collaterali talmente gravi da obbligare i malati a interrompere il trattamento. Sono oltre due milioni e mezzo gli italiani che soffrono di questa particolare patologia della pelle, per la quale ancora non esiste una cura definitiva. Circa due su dieci presentano una forma grave, per cui potrebbe essere indicato l'utilizzo di questo tipo di medicinali, che sono però immunosoppressori e dunque abbassano la capacità di difesa del sistema immunitario.
Lo studio: conseguenze gravi solo nel 4 per cento dei casi
L'indagine, pubblicata sul Journal of the American Academy of Dermatology da ricercatori canadesi, ha analizzato i dati relativi a 398 pazienti curati per la loro psoriasi con differenti farmaci biologici (infliximab, etanercept, adalimumab e ustekinumab) in due centri specializzati in Canada e seguiti per ben 9 anni. L'obiettivo della ricerca, volutamente condotta nel «mondo reale» e non all'interno di protocolli sperimentali, era scoprire quante volte i malati erano stati costretti a sospendere il trattamento perché non riuscivano a tollerarlo. Gli autori hanno concluso che «si è verificato in una percentuale molto bassa di casi, inferiore al 4 per cento». Anche altri recenti studi italiani, europei e americani erano giunti a simili esiti, molto rassicuranti per i pazienti.
Questo tipo di terapia viene generalmente prescritta a persone che soffrono di forme particolarmente gravi di psoriasi seguendo ben precisi criteri che prevedono un'attenta valutazioni dei possibili benefici e conseguenze indesiderate, come ad esempio l'aumento d'infezioni, che secondo lo studio canadese sono infatti state la causa principale d'interruzione della terapia.