Se i pazienti sono per lo più soddisfatti delle terapie prescritte dal medico, ma preferirebbero poter assumere i medicinali per bocca e evitare di andare in ospedale per sottoporsi alle cure, anche i dermatologi hanno le loro «preferenze» in materia di psoriasi: prediligono la somministrazione orale e vorrebbero avere a disposizione una terapia con un migliore livello di sicurezza a lungo termine, con costi contenuti e una migliore tollerabilità. A scattare una fotografia accurata del vissuto del paziente affetto da psoriasi e artrite psoriasica e dei clinici coinvolti nel percorso di cura è l'indagine Bridge, realizzata dall'Associazione per la difesa degli Psoriasici (Adipso) e dalla Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria(Sics), presentata a Mestre nell'ambito di un meeting multidisciplinare di esperti.
Una patologia che dura tutta la vita, ma le cure esistono
«La psoriasi - spiega Giampiero Girolomoni, presidente SideMaST (Società Italiana di Dermatologia) - è una malattia che dura tutta la vita. Ha, infatti, un andamento cronico recidivante che influisce sulla qualità di vita dei malati sotto diversi punti di vista, spesso soggettivi, con implicazioni psicologiche, lavorative ed economiche. Fino a 20 anni fa la malattia non era presa in considerazione, non esistevano cure specifiche e si puntava solo all'ospedalizzazione. Ora gli scenari sono cambiati, la ricerca scientifica ha fatto enormi passi avanti e le nuove terapie biotecnologiche consentono di ottenere risultati importanti in termini di efficacia e qualità della vita dei pazienti anche nei casi più gravi. Ma esistono ancora bisogni insoddisfatti e criticità come la diagnosi tardiva. Serve quindi un modello organizzativo più efficace che coinvolga anche i medici di medicina generale e garantisca un buon collegamento fra la dermatologia territoriale e i centri di riferimento per la cura della psoriasi».
Cosa spinge i pazienti ad andare dal medico
Per i dermatologi i sintomi principali che spingono il paziente con psoriasi non ancora diagnosticato a recarsi in visita sono la desquamazione (47 per cento), l'arrossamento (34), il prurito (15) e la sensazione di bruciore (2). Un dato che sostanzialmente conferma l'indicazione offerta dal campione dei pazienti circa i sintomi cui prestano maggiore attenzione. Alla prima visita segue l'istituzione di una terapia mirata a contenere l'estensione delle manifestazioni cutanee, migliorare il benessere generale del paziente e ridurre la desquamazione e l'arrossamento cutaneo. La persistenza della malattia in aree difficili da trattare come unghie, palmo plantare, cuoio capelluto è il motivo principale che spinge il paziente a tornare dallo specialista, seguito dalla persistenza delle manifestazioni cutanee. Gonfiore (29,3 per cento), rigidità articolare (10,5) e dolore (22,1) sono, invece, i sintomi che spingono il paziente con artrite psoriasica a rivolgersi allo specialista, che tende a tornare per la persistenza del dolore articolare (49,1 per cento), il gonfiore (18,7) e manifestazioni cliniche specifiche come l'entesite e la dattilite (17).
La risposta e l'adesione alla terapia
L'indagine si è focalizzata anche sul tema dell'adesione alla terapia da parte del paziente. Su questo punto il 63 per cento dei dermatologi ritiene che i pazienti aderiscano correttamente a quella con i farmaci biologici (la percentuale sale al 75 per cento per i dermatologi dei centri specializzati), anche se la paura degli effetti collaterali e di sviluppare infezioni e neoplasie è segnalato come motivo di non adesione da parte del 54,7 per cento del campione. Una minoranza dei medici (15,4 per cento) indica anche tra le cause della non corretta adesione alle terapie, la necessità di eseguire esami diagnostici prima e nel corso delle cure.
I «desiderata» degli specialisti
I motivi di principale insoddisfazione da parte del dermatologo verso le terapie sistemiche tradizionali sono gli effetti collaterali (29,9 per cento), la difficoltà di gestire la terapia nei pazienti politrattati (17,2) e il profilo di sicurezza a lungo termine. Invece, motivi di insoddisfazione della terapia con farmaci biologici sono, oltre agli effetti collaterali (21,6 per cento), il costo dei farmaci (20,1) e il profilo di sicurezza a lungo termine (16,5). L'effetto collaterale più temuto dai dermatologi nei pazienti in cura per psoriasi è l'immunosoppressione (25 per cento), lo sviluppo di neoplasie e malattie linfoproliferative (16,1) e della tubercolosi (12,5). Segue la preoccupazione per la tossicità renale e epatica (19,3). Dunque, le caratteristiche che dovrebbe avere la terapia ideale per il dermatologo - rispetto a quelle già disponibili - sono rappresentate da un miglior livello di sicurezza a lungo termine (39,7), da un minor costo (15,7) da una migliore tollerabilità (14) e da una maggiore efficacia (11,6).