Dermatologia / Rassegna stampa

Psoriasi a placche, un nuovo farmaco funziona nei malati più gravi

Compare di solito tra i 20 e i 30 anni ed è la forma più comune di questa malattia. Due studi hanno dimostrato l’efficacia di un medicinale biologico, che ha «pulito» la pelle

Segreteria SIDeMaST, 11 Dec 2017 02:24

Psoriasi a placche, un nuovo farmaco funziona nei malati più gravi

Appaiono promettenti gli esiti di due sperimentazioni con un nuovo medicinale biologico per la cura della psoriasi a placche, la forma più comune di questa malattia, che si manifesta con chiazze rosse e squamate soprattutto sulla pelle di gomiti, ginocchia e cuoio capelluto. La terapia ha portato miglioramenti nel 60 per cento dei pazienti trattati, come dimostrano le conclusioni dei due studi, pubblicati recentemente sulla rivista scientifica The Lancet, che hanno coinvolto oltre 1.800 pazienti in diversi Paesi.

Psoriasi a placche: compare di solito tra i 20 e i 30 anni

Quasi due milioni di italiani soffrono di psoriasi, di cui esistono diverse varianti. Quella volgare o a placche è la più diffusa: insorge generalmente nella seconda o terza decade di vita e richiede poi una terapia per tuta la vita. Si presenta con aree arrossate, ricoperte da scaglie ruvide biancastre, che possono essere pruriginose e dolorose e possono rompersi e sanguinare. Nelle forme lievi possono essere utilizzate terapie topiche (come creme, lozioni o gel) per tenere a bada la malattia, ma quando si manifesta in forma moderata o grave serve ricorrere ai farmaci. Fino agli anni Novanta non esistevano molte opzioni terapeutiche da offrire in questi casi, ma negli ultimi tempi molte cose sono cambiate: da un alto sono state meglio comprese le cause alla base della patologia, dall'altro sono arrivate cure più efficaci, in grado di raggiungere l'obiettivo di una «pelle pulita», libera da lesioni.

Le nuove sperimentazioni

«Abbiamo fatto passi da giganti negli ultimi 15 anni - commenta Alexa B. Kimball, preside della Facoltà di Medicina alla Harvard University, docente di Dermatologia e autrice principale dei nuovi studi -. In questi due trial abbiamo testato un medicinale nuovo, tildrakizumab, che è molto mirato contro uno specifico meccanismo infiammatorio alla base della psoriasi. Si tratta di un anticorpo che appartiene alla categoria dei farmaci biologici, che sono in grado di ridurre l'infiammazione colpendo selettivamente le cellule del sistema immunitario "iperattive". Nella maggior parte dei casi hanno una notevole efficacia terapeutica in tempi brevi con riduzione degli effetti collaterali rispetto alle terapie tradizionali di tipo "chimico"». In media i pazienti coinvolti nelle sperimentazioni avevano il 30 per cento della loro superficie corporea coperto da psoriasi: 12 settimane dopo il 65 per ceno dei partecipanti aveva la cute libera o quasi del tutto libera dalle placche. E la loro qualità di vita (misurata dall'indice PASI, comunemente utilizzato per la valutazione) appariva notevolmente migliorata.

Farmaci biologici solo per i pazienti più gravi

«Negli ultimi 15 anni - conclude Kimball - sono arrivati nuovi farmaci anche perché si è compreso che un ruolo di primo piano, nell'insorgenza della psoriasi, è certamente svolto dal sistema immunitario. In particolare, una specifica popolazione di cellule, i linfociti T. Infatti i linfociti T creano un processo infiammatorio che altera i meccanismi di riproduzione cellulare provocando il rossore e la comparsa di chiazze. Così i ricercatori hanno messo a punto anticorpi biologici che contrastano l'attività pro-infiammatoria». Attualmente i farmaci biologici (che hanno peraltro un costo molto elevato) non sono indicati per ogni paziente psoriasico, ma vengono prescritti a chi presenta determinate condizioni di gravità di malattia e l'impossibilità ad attuare le terapie tradizionali.

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