Parrucca per l'alopecia areata, l'impegno di SIDeMaST
L’Emilia Romagna è la prima regione italiana a riconoscere un rimborso ai pazienti
Segreteria SIDeMaST, 09 Feb 2020 08:55
L’Emilia Romagna è la prima regione italiana a riconoscere un rimborso ai pazienti
Segreteria SIDeMaST, 09 Feb 2020 08:55
Il Corriere della Sera racconta in prima pagina del primo atto giuridico compiuto nei giorni scorsi dall’Emilia Romagna e a cui si è giunti grazie all’impegno della Società Italiana di Dermatologia SIDeMaST, fattasi portavoce scientifico dell’Associazione di pazienti alopeciaareata&friends, chiedendo durante un’audizione alla Commissione Politiche per la Salute dell’Emilia Romagna il riconoscimento dell’alopecia areata come patologia autoimmune cronica con agevolazioni fiscali sull’acquisto di parrucche e protesi. Presidi che possono essere anche molto costosi e che fino a oggi erano completamente a carico dei malati
«Il 60 per cento di chi ne soffre ha meno di 30 anni – spiega Bianca Maria Piraccini, professore associato in Dermatologia all’Università di Bologna e responsabile dell’Ambulatorio di Allergologia e Malattie degli Annessi Cutanei della Clinica Dermatologica del Policlinico S.Orsola-Malpighi -. E’ una malattia causata da un errore del sistema immunitario, proprio come altre patologie autoimmuni: le nostre difese invece di proteggerci contro le infezioni si sbagliano, riconoscono capelli e peli come “nemici” e li fanno cadere. Interessa fino al 4 per cento della popolazione, circa due milioni di italiani, e quando l’alopecia areata è grave può avere risvolti molto negativi sulla vita sociale, di coppia e lavorativa»
«E’ nostro dovere impegnarci attivamente nel campo della ricerca per trovare cure sempre più efficaci e ben tollerate – sottolinea Piergiacomo Calzavara-Pinton, presidente SIDeMaST – è. Vogliamo però porre all’attenzione di tutta la società un problema concreto e non adeguatamente riconosciuto: la caduta di peli e capelli è un fatto evidente e può portare conseguenze psicologiche molto pesanti per la qualità di vita di chi ne soffre. Ci auguriamo che vengano adottate misure idonee, con il pieno riconoscimento dei livelli essenziali di assistenza».
Nella stragrande maggioranza assottigliamento e diradamento sono dovuti all’alopecia androgenetica o calvizie, più tipica degli uomini (ma può presentarsi anche nelle donne, solitamente dopo la menopausa): si verifica quando i follicoli si rimpiccioliscono e i capelli si assottigliano, in particolare su fronte e tempie.
«L’alopecia areata è invece una malattia a sé stante – spiega Piraccini, che è anche consigliere SIDeMaST -. Possono cadere non sono solo i capelli (in chiazze tonde o in modo totale), ma anche i peli del corpo, barba, sopracciglia e ciglia, congiuntamente o isolatamente. I problemi che ne derivano sono estetici, relazionali e funzionali: per esempio la perdita delle ciglia provoca grandi fastidi perché gli occhi non ricevono più protezione dalla luce, dalla polvere e dal vento. Idem per le sopracciglia, che hanno grande importanza nell’impedire che il sudore della fronte entri negli occhi. Spesso l’alopecia areata è un disturbo “temporaneo” e nelle forme lievi la ricrescita può avvenire senza alcun trattamento, generalmente entro un anno. Le forme croniche invece hanno poca possibilità di ricrescita con i trattamenti disponibili al momento».
Prima di prescrivere una cura serve una diagnosi certa, che il dermatologo raggiunge con una visita attenta e utilizzando il dermatoscopio, uno strumento che consente di osservare cuoio capelluto e capelli con ingrandimenti fino a 400 volte. Sull’esordio della patologia gioca un ruolo importante la predisposizione genetica. «Se un genitore è affetto, cresce del 6 per cento la probabilità per i figli di sviluppare la malattia – conclude Piraccini –. L’alopecia areata non è indotta dallo stress, come spesso si tende a dire, minimizzandone la natura autoimmune. E per curarla esistono diversi farmaci che possono essere prescritti dallo specialista e vanno assunti per circa 8-12 mesi prima di vedere un risultato. Ma non portano a guarigione, possono indurre la ricrescita dei capelli, senza cambiare però l’evoluzione a lungo termine della malattia».
«Per poter stabilire un terapia è fondamentale capire prima la causa della perdita dei capelli – sottolinea Bianca Maria Piraccini -. Nel caso di caduta episodica le ragioni possono essere riconducibili a disordini ormonali (ipotiroidismo o ipertiroidismo), anemia, traumi, diete dimagranti, interventi chirurgici o effetti collaterali di farmaci. In tutti questi casi si assiste solo a un aumento della caduta dei capelli, senza diradamento. Quest’ultimo o la comparsa di vere e proprie aree prive di capelli non vanno invece trascurati: è bene rivolgersi a un dermatologo tricologo». Infine, un’alimentazione corretta è alla base della salute di tutto l’organismo: frutta, verdura e cereali contengono vitamine e minerali utili per la normale crescita dei capelli. Diete con scarso apporto di ferro possono invece portare a bassi livelli di ferritina, legati a aumento della caduta.
La maggior parte degli adulti perde in media 75-100 capelli al giorno. E' un processo naturale, che vede alcuni capelli cadere mentre altri crescono: fino a quando questo turnover rimane bilanciato la situazione sul cuoio capelluto rimane costante. Il discorso cambia quando si notano assottigliamenti e diradamenti di notevoli dimensioni o che sono permanenti. Ora la Regione Emilia Romagna ha dato il via libera al rimborso parziale sull’acquisto di parrucche per i pazienti con forme croniche e gravi di alopecia areata, riconoscendo di fatto a questa malattia auto-immune, che colpisce soprattutto persone giovani, anche la dignità di una vera e propria patologia cronica e invalidante.