Dermatologia / Rassegna stampa

Melanoma, casi raddoppiati in 10 anni e pazienti sempre più giovani

I nuovi casi all'anno in Italia passati da 7mila a 14mila: il terzo tipo di cancro più comune sotto i 50 anni. Cure migliori con i mix di farmaci immunoterapici nei malati con metastasi

Segreteria SIDeMaST, 10 Apr 2017 04:33

Melanoma, casi raddoppiati in 10 anni e pazienti sempre più giovani

I numeri parlano chiaro: una manciata di anni fa, nel 2011, solo un paziente su quattro con una melanoma avanzato era ancora vivo dopo un anno dalla diagnosi. Oggi il 64 per cento supera i due anni. E, secondo gli esperti riuniti al congresso annuale dell'American Association for Cancer Research (AACR) in corso a Washington, la prospettiva a cui prepararsi d'ora in poi è che circa la metà delle persone a cui viene scoperto questo tipo di tumore della pelle già in fase metastatica saranno «cronicizzate», ovvero convivranno molto a lungo con la malattia.«La prima molecola immuno-oncologica approvata (ipilimumab) ha dimostrato risultati importanti: il 20 per cento delle persone colpite dalla malattia in fase metastatica è vivo a 10 anni dalla diagnosi - spiega Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli -. E, come dimostrano i dati di ricerche presentate all'ACCR, ulteriori passi in avanti oggi sono compiuti grazie a nivolumab, nuovo farmaco immuno-oncologico, sia in monoterapia che in combinazione con ipilimumab».

Casi raddoppiati in 10 anni, sempre più pazienti under 50

L'importanza dei progressi fatti nella lotta a questa forma di cancro ha ancora maggiore rilievo se si considera che in 10 anni in Italia sono quasi raddoppiate le diagnosi di melanoma: nel 2006 erano poco più di 7.000, 13.800 nel 2016. E i pazienti sono sempre più giovani, con un numero crescenti di 40enni: è infatti il terzo tipo di cancro più comune nella popolazione con meno di 50 anni. I motivi? «Probabilmente molto è dovuto alle cattive abitudini verso le radiazioni ultraviolette, naturali e artificiali - risponde Ascierto -. Ancora troppi connazionali non si proteggono come dovrebbero sotto il sole e finiscono per scottarsi . Così come moltissimi non hanno compreso i rischi reali legati alle lampade abbronzanti. Un attento controllo della pelle e una visita dal medico se si notano delle anomalie (come nei che cambiano forma o colore) è importante per scoprire un eventuale neoplasia per tempo: se individuato agli stadi iniziali, infatti, il melanoma può guarire definitivamente con la sola asportazione chirurgica».

Combinare diversi farmaci per avere risultati migliori

Il melanoma è il tumore che ha aperto la strada all'immunoterapia e oggi continua ad essere un «apripista» indicando che il futuro di questa strategia è nella combinazione fra varie molecole, come provano diverse sperimentazioni presentate a Washington. «Il trial (di fase III su 945 pazienti con melanoma avanzato non precedetemente trattati) sulla combinazione di nivolumab e ipilimumab - spiega Ascierto - ha dimostrato che con i mix i tassi di sopravvivenza a due anni hanno raggiunto il 64 per cento, rispetto al 59 per cento con nivolumab da solo e al 45 con ipilimumab in monoterapia. Inoltre le risposte sono state più veloci, più profonde, con una maggiore riduzione del tumore, e più durature: fattori molto importanti soprattutto per quel 35-40 per cento di malati più gravi, con diverse sedi metastatiche».Un altro trial (di fase I, la prima delle tre previste prima che una nuova cura venga definitivamente approvata) ha coinvolto 70 pazienti, sempre con un melanoma metastatico, che in parte avevano già fatto un trattamento con immunoterapia senza ottenere risultati.

I partecipanti sono stati curati con la combinazione di ipilimumab e CVA21 (una nuova molecola creata sfruttando la modificazione di un virus con tecniche di bioingegneria, con un buon tasso di risposte alla cura e una durata dell'efficacia di oltre sei mesi.Un terzo studio, di fase II, ha invece valutato la combinazione fra pembrolizumab e il nuovo immunoterapico indoximod su 60 malati metastatici, ottenendo un maggiore numero di risposte complete e di più lunga durata rispetto alla sola monoterapia con pembrolizumab.«La qualità di vita dei pazienti anche con i mix di terapie è buona - conclude Ascierto -. Generalmente utilizzando più farmaci gli effetti collaterali (sisoprattutto rash cutaneo e diarrea) sono maggiori, ma possono essere arginati e tenuti sotto controllo».

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