I ricercatori dell'Istituto Dermatologico San Gallicano hanno confermato, con un nuovo studio, dati già evidenziati in precedenza che indicano che il fumo è correlato all'insorgenza, nelle donne, di una particolare forma di acne difficile da curare e da loro stessi definita Acne Comedogena Post Adolescenziale (CPAA). La distribuzione estesa a tutto il volto di queste lesioni è tale da avere un impatto psicologico significativo sulle donne.
I dermatologi hanno esaminato un campione di 226 donne acneiche di età compresa tra i 25 e i 50 anni e la CPAA è stata riscontrata nell'85% delle pazienti esaminate, che infatti presentano una maggioranza di lesioni non infiammatorie, con numerosi comedoni, distribuite uniformemente su tutto il volto. Inoltre, poiché ben il 71,4% di queste fuma abitualmente è evidente il rapporto stretto tra fumo e CPAA.
I dati ottenuti dalla ricerca pubblicata sul numero di novembre del Journal of American Academy of Dermatology confermano lo studio preliminare condotto sempre al San Gallicano su un campione più ampio, che includeva ben mille donne. I dermatologi dell'Istituto San Gallicano, in collaborazione col Dessau Medical Center della Germania, hanno condotto uno studio focalizzato sugli aspetti clinici dell'acne post-adolescenziale e sulla sua correlazione al fumo di sigaretta. La ricerca ha coinvolto 226 donne affette da acne di età compresa tra i 25 e i 50 anni, che sono state esaminate nell'arco di otto mesi allo scopo di stabilire l'età di insorgenza della malattia e di classificare il numero, il tipo e la distribuzione delle lesioni.
L'analisi dei risultati ottenuti ha confermato l'esistenza nelle donne adulte di un tipo di acne non infiammatoria, caratterizzata da molte lesioni comedogene diffuse uniformemente su tutto il viso, che gli stessi ricercatori hanno definito Acne Comedogena Post Adolescenziale (CPAA). Questo tipo di acne è stata riscontrata nell'85% delle pazienti esaminate, il che sovverte le convinzioni attuali basate sui dati presenti in letteratura che rappresentano l'acne nelle donne adulte come caratterizzata da lesioni infiammatorie, papulopustolari, confinate alla parte inferiore del volto e al collo.
Già in uno studio, pubblicato nel 2007 sul British Journal of Dermatology, i ricercatori del San Gallicano avevano osservato mille donne nella fascia di età 25-50 anni e definirono per la prima volta la CPAA, che risultava essere non solo la forma di acne più diffusa nel campione ma era presente con una prevalenza decisamente maggiore tra le fumatrici, che costituivano comunque la maggioranza delle donne acneiche. I risultati pubblicati ora, spiega il dottor Bruno Capitanio, «non solo confermano i dati precedenti, dimostrando che la CPAA è la forma più frequente di acne nelle donne adulte, ma associano in maniera evidente questa forma clinica al consumo di sigarette. Infatti, non solo le fumatrici rappresentano il 66% del nostro campione, ma ben il 71,4% delle donne affette da CPAA fuma abitualmente, il che suggerisce una correlazione diretta tra sigarette ed acne non infiammatoria».
Inoltre, si è voluto distinguere tra le donne affette da acne comparsa nell'adolescenza e quelle che l'hanno contratta dopo i 25 anni. Nel primo gruppo le fumatrici rappresentano il 65%, mentre la percentuale sale all'83,3% nelle donne che ha sviluppato l'acne in età adulta. Ciò potrebbe indicare che il fumo abbia un ruolo di induzione dell'acne ad esordio tardivo. La dottoressa Jo Linda Sinagra aggiunge: «Gli effetti ipercheratinizzanti del fumo di sigaretta sono noti da tempo e uniti alle proprietà vaso costrittive e anti-infiammatorie della nicotina potrebbero spiegare la natura delle lesioni caratteristiche della CPAA». Il professor Di Carlo, Direttore Scientifico dell'Istituto San Gallicano, conclude: «Il riconoscimento dell'importante ruolo svolto dal fumo sull'induzione e sul peggioramento dell'acne potrebbe contribuire ad un'informazione corretta sugli effetti del fumo sulla pelle e fornire un ulteriore supporto alle campagne di informazione anti tabagismo, in particolare tra gli adolescenti, tra cui la motivazione estetica gioca un ruolo fondamentale». Il dottor Capitanio e la dottoressa Sinagra fanno parte dello staff dell'ambulatorio di Dermatologia Pediatrica e sono stati affiancati in questa ricerca dal dottor Mauro Picardo, Direttore del Laboratorio di Fisiopatologia cutanea e dal professor Christos Zouboulis del Dassau Medical Center in Germania.