Dermatologia / Rassegna stampa

Dermatite atopica, caccia ai «guastatori» della barriera cutanea

La ricerca adesso punta su anticorpi monoclonali in grado di bloccare il processo infiammatorio. I nuovi farmaci neutralizzano le interleuchine e migliorano i sintomi

Segreteria SIDeMaST, 13 Jun 2017 01:16

Dermatite atopica, caccia ai «guastatori» della barriera cutanea

La dermatite atopica è una malattia tutta da svelare: finora ha ricevuta poca attenzione sia dal pubblico che dai medici. Ma adesso sta diventando uno degli "hot topics", "temi caldi" dei congressi specialistici, compreso quello della Società Italiana di Dermatologia e di Infezioni sessualmente trasmesse (SIDeMaST) svoltosi a Sorrento. «È la più frequente malattia della pelle - interviene Giampiero Girolomoni professore di Dermatologia all'Università di Verona - si può presentare a tutte le età, ma solitamente attorno ai 30 anni. Si manifesta con arrossamenti e prurito, spesso intenso e a volte incontrollabile, in varie aree cutanee, al viso, al tronco e alle gambe. Nei casi più gravi la qualità di vita di questi pazienti risulta fortemente compromessa». La malattia interessa circa il 2-5 per cento della popolazione adulta (ma può colpire anche i bambini) ed è provocata da vari fattori. Di fondo c'è una predisposizione genetica, poi ci sono gli elementi scatenanti: i climi particolarmente freddi sembrano aumentare il rischio, il sesso femminile tende a essere più colpito dalla malattia rispetto a quello maschile e anche l'età della madre, se avanzata, può avere un'influenza.

Controllare il prurito

«La dermatite atopica ha un grande impatto psico-emotivo - aggiunge Annalisa Patrizi, professore di Dermatologia e direttore della Dermatologia dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, Policlinico Sant'Orsola -.Il prurito continuo e incontrollabile incide fortemente sui livelli di stress e sul sonno, con ripercussioni sull'efficienza, la produttività e la presenza sul lavoro. La malattia interferisce anche con la sfera relazionale e sociale, generando un forte disagio nel contatto con gli altri, fino a provocare un diffuso senso di frustrazione e discriminazione». Pazienti con forme gravi hanno, per esempio, una maggiore probabilità di essere disoccupati o di essere costretti a rinunciare a certi percorsi di carriera o di studio. Come controllare allora i sintomi? Intanto vale la pena di sottolineare qualche regola generale che può aiutare a ridurre il prurito: è bene, per esempio, evitare il contatto diretto con detersivi, è consigliabile privilegiare indumenti di cotone rispetto a quelli di lana e, infine, è importante mantenere la casa pulita per ridurre al minimo la presenza di polveri irritanti. Esiste poi una serie di prodotti e farmaci da utilizzare a seconda della gravità della situazione per contrastare il prurito e la secchezza della cute. Emollienti, innanzitutto, (il cui costo è a carico del paziente) e via via farmaci più impegnativi: dai cortisonici (che però hanno effetti collaterali) fino agli immunosoppressori (che interferiscono sulla risposta immunitaria) sia sotto forma di pomate da applicare localmente che di pillole da assumere per bocca.

Nuovo farmaco in arrivo in Italia

Ma le ricerche sulle origini della malattia hanno portato a sviluppare una nuova terapia per le forme più gravi: un anticorpo monoclonale chiamato dupilumab. Si tratta, infatti, di una patologia infiammatoria cronica, di origine autoimmune, che porta a una alterazione della barriera cutanea cui sono appunto legati i sintomi. «Entrano in gioco mediatori dell'infiammazione - precisa Fabio Ayala, direttore della Clinica Dermatologica dell'Università Federico II di Napoli -. Nella pelle dell'atopico si producono numerose interleuchine di cui alcune, come l'IL-4 e l'IL-13, sono responsabili sia dell'infiammazione sia del prurito. Il farmaco funziona proprio neutralizzando l'azione di queste due interleuchine e porta a un miglioramento delle lesioni cutanee e del prurito, con ricadute positive sulla qualità della vita». Il medicinale non è ancora disponibile in Italia, ma dovrebbe esserlo fra poco.

I pazienti hanno una voce in più per farsi sentire

Offrire informazioni corrette, educazione e supporto ai malati: è questo l'obiettivo della neonata Associazione ANDeA, Associazione nazionale dermatite atopica. «La sensazione prevalente per il paziente è quella di non essere compreso fino in fondo dai propri familiari, amici e conoscenti - spiega il presidente Mario Picozza -. L'informazione sulla malattia è scarsa e, quando c'è, tratta prevalentemente le forme del bambino oppure riduce la malattia a una semplice irritazione della pelle. Il risultati è che i pazienti si sentono isolati». Un altro obiettivo di ANDeA è quello di sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica sul forte impatto psicologico, sociale ed economico di questa malattia, soprattutto nella forma grave. Molte terapie sono, infatti, a carico del paziente, e i disturbi legati al prurito costante, come per esempio la mancanza di sonno possono avere anche un impatto negativo sulla produttività in campo lavorativo.

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