Dermatologia / Rassegna stampa

Capelli che cadono: come affrontare il problema in 10 passi

È spesso fonte di ansia e disagio: bisogna capirne le cause e, se necessario, individuare con l'aiuto di un dermatologo o tricologo le terapie giuste

Segreteria SIDeMaST, 08 Oct 2015 12:41

Argomenti: capelli calvizie
Capelli che cadono: come affrontare il problema in 10 passi

È spesso fonte di ansia e disagio: bisogna capirne le cause e, se necessario, individuare con l'aiuto di un dermatologo o tricologo le terapie giuste. Ecco una guida ragionata e dettagliata sui possibili disturbi dei capelli redatta con l'aiuto del professor Antonino Di Pietro, direttore scientifico dell'Istituto Dermoclinico di Milano e della dottoressa Paola Bezzola, dermatologa presso la stessa struttura.

Il ciclo di vita del capello

Ogni giorno ciascuno di noi perde tanti capelli (è normale che ne cadano fino a un centinaio al dì), ma si tratta del normale ricambio tra vecchi e nuovi. In testa ne abbiamo grossomodo tra i 100mila e i 140mila, di questi è destinato a cadere il 10-15% (percentuale che sale fino al 30% e oltre in caso di disturbi). Il capello ha un ciclo di vita di circa 3 anni, con una crescita di 1 centimetro al mese: passati i tre anni, viene "spinto via" dal nuovo pelo che si forma nello stesso follicolo. Un'eccessiva caduta è spesso fonte di ansia e disagio: è importante capirne le cause e, se necessario, individuare con l'aiuto di un dermatologo o tricologo le terapie giuste per risolvere il problema. Ecco una guida ragionata e dettagliata sui possibili disturbi dei capelli redatta con l'aiuto del professor Antonino Di Pietro, direttore scientifico dell'Istituto Dermoclinico di Milano e della dottoressa Paola Bezzola, dermatologa presso la stessa struttura.

Cambi di stagione

A volte si ha la sensazione di avere i capelli più deboli in determinati periodi dell'anno, per esempio nel cambio di stagione, ma la stagionalità è un fatto individuale. «Sicuramente il periodo autunnale è quello più a rischio e una delle cause è l'esposizione al sole durante i mesi estivi, perché i raggi ultravioletti inducono un'apoptosi (morte cellulare) anche a livello del follicolo pilifero» spiega il professor Antonino Di Pietro.

Un cardine della femminilità

La caduta dei capelli è un problema che riguarda circa il 50% delle donne e ben l'80% degli uomini. Ma il disagio che ne deriva è diverso per i due sessi: le donne soffrono per un cambiamento dell'aspetto fisico che va a ledere alla base un cardine della femminilità (o almeno tale è nell'opinione comune), mentre - secondo diversi studi - tre quarti degli uomini con calvizie da moderata a severa non si crucciano affatto di avere la testa "nuda". «Nei bambini la caduta è molto più rara, ma se si verifica la causa più frequente è l'alopecia areata (una malattia che può essere circoscritta e transitoria o avere un andamento cronico con frequenti ricadute). Se vi sono carenze alimentari o particolari situazioni di stress, i bambini (come gli adulti) possono avere periodi di caduta più marcata che tendono a risolversi con la correzione del problema che sta alla base» spiegano Di Pietro e Bezzola.

Che cosa fare se cadono (troppo)

Se si è preoccupati per la caduta eccessiva dei capelli la prima cosa da fare è parlarne con il medico di famiglia, che può prescrivere un esame della funzionalità della tiroide e analisi del sangue per valutare il livello del ferro. Le cause possono infatti essere disordini ormonali (ipotiroidismo o ipertiroidismo), anemia o carenza di alcuni oligoelementi. In altri casi il disturbo può essere causato da traumi, interventi chirurgici o terapie pesanti (come la chemio). Escluse queste cause, il secondo passo è rivolgersi a un dermatologo tricologo, lo specialista che si occupa proprio di malattie dei peli e dei capelli. Ma bisogna sapere che contro la calvizie non esistono pozioni magiche.

Il «telogen effluvium»

La caduta può essere dovuta al cosiddetto "telogen effluvium", una perdita intensa e generalizzata (fino al 20-30% del totale dei capelli), spesso estesa all'intero cuoio capelluto, che colpisce quasi esclusivamente le donne. Spesso è però seguita dalla ricrescita. Un caso tipico è quello del post-partum: durante la gravidanza l'aumentata produzione di estrogeni favorisce l'attività dei follicoli che, dopo il parto, non sono invece più stimolati. Inoltre durante l'allattamento aumenta la prolattina, un ormone che indebolisce ulteriormente i capelli. Un altro periodo a rischio è quello della menopausa, per lo squilibrio ormonale che si viene a creare. Il telogen effluvium può essere acuto, quando la caduta dei capelli è improvvisa e concentrata nell'arco di tre mesi, o cronico, se si protrae per un periodo superiore a sei mesi. Vi sono poi, soprattutto nelle donne, forme di telogen cronico che non sono semplici periodi di caduta protratta ma vere alterazioni nella dinamica del ciclo del capello: ne consegue un impoverimento della massa, spesso con accentuazione della stempiatura. Per diagnosticare il telogen ci si sottopone a un esame chiamato tricogramma, tramite il prevede di capelli, che vengono poi distinti in base alla fase del loro ciclo di vita: anagen (crescita), catagen (involuzione) e telogen (riposo). Se la percentuale di telogen supera il 20% si può parlare di telogen effluvium.

L'alopecia areata

Un'altra possibile causa della caduta è l'alopecia areata, una malattia dovuta a una disfunzione del sistema immunitario che non riconosce più i follicoli, li considera "nemici" e dunque li attacca e ne blocca l'attività. Colpisce il 2% della popolazione, uomini e donne. Nell'alopecia areata c'è la caduta dei capelli (spesso drammatica, nelle fasi attive della malattia anche oltre il 30% del totale) e a volte anche dei peli di altre parti del corpo (ciglia, sopracciglia, barba). Può essere a chiazze (con zone prive di capelli o peli), totale (quando la perdita si manifesta in tutto il cuoio capelluto), universale (se cadono tutti i capelli e i peli del corpo). Anche in caso di alopecia areata, e nelle forme più gravi, spesso la ricrescita dei peli può avvenire senza alcun trattamento, in particolare entro un anno dall'inizio della malattia (percentuale di guarigione fra il 34 e il 50%). Come terapia, si può scegliere tra medicinali che agiscono sulla componente autoimmune dell'alopecia areata (come i corticosteroidi) o tra principi attivi che possono favorire la ricrescita di peli e capelli (minoxidil, antralina). Vi sono anche sostanze che sensibilizzano la cute inducendo reazioni eczematose nell'area trattata (difenciprone, acido squarico). Qualsiasi cura dev'essere protratta per almeno 9-12 mesi prima di poterne valutare l'efficacia. «La diagnosi di alopecia areata è clinica (caratteristica delle chiazze, modalità di caduta, interessamento delle unghie e dei peli di altre zone corporee) e dermoscopica. La valutazione con dermatoscopio (uno strumento che consente di osservare cuoio capelluto e capelli con ingrandimenti fino a 100 volte) è fondamentale per la diagnosi perché vi sono caratteristiche di forma dei capelli e di aspetto della cute esclusive dell'alopecia areata» spiega il prof. Di Pietro.

L'alopecia androgenetica

È la classica calvizie, più tipica degli uomini, ed è irreversibile. In questo caso i follicoli si rimpiccioliscono e dunque i capelli si assottigliano, in particolare sulla fronte e sulle tempie. Questo fenomeno, in forma lieve, è molto frequente con l'avanzare dell'età, anche nelle donne. L'alopecia androgenetica colpisce circa il 70% degli uomini e il 40% delle donne, soprattutto dopo la menopausa: negli uomini si manifesta con la perdita di capelli sulla parte alta della testa (che spesso rimane completamente calva), nelle donne c'è un diradamento generalizzato. In alcuni casi di alopecia androgenetica la caduta è molto modesta. La diagnosi di alopecia androgenetica è clinica (area interessata, caratteristiche di diametro e qualità del capello) e dermatoscopica. In alcuni casi, specie nelle forme femminili (FPHL, female pattern hair loss), può essere necessaria anche una valutazione ormonale. L'alopecia androgenetica si cura con minoxidil, finasteride (antiandrogeno), PRP (plasma ricco di piastrine), analoghi delle prostaglandine (latanoprost). Esiste anche l'opzione chirurgica, l'autotrapianto, che consiste nel prelevare i capelli dalla zona occipitale, dove per definizione sono sani, e trasferirli nella zona diradata in piccole nicchie ricostruite con appositi aghi. I capelli trapiantati continuano il loro ciclo vitale (crescita e caduta) nella nuova sede, comportandosi a tutti gli effetti come se fossero nati lì.

Forme cicatriziali

Esistono poi numerose forme di alopecia cicatriziale, accomunate dal fatto che il follicolo va incontro a un processo di distruzione non reversibile e quindi si formano aree di alopecia definitiva senza possibilità di ricrescita. Tali forme vanno valutate e inquadrate dal dermatologo perché le terapie sono complesse e spesso molto lunghe.

I trattamenti

Secondo una revisione di studi della Cochrane, l'unico trattamento farmacologico che si è dimostrato davvero efficace contro la caduta dei capelli è il minoxidil (sotto forma di lozione da applicare al cuoio capelluto), ma la terapia deve durare almeno un anno per avere qualche effetto, e poi va continuata se la perdita dei capelli prosegue. Esistono poi trattamenti che riducono gli ormoni androgeni (un eccesso di questi ultimi - in particolare il diidrotestosterone - può infatti causare alopecia androgenetica), che hanno mostrato un certo successo nei pazienti maschi. Anche nella donna i trattamenti antiandrogeni sono spesso molto utili e la loro validità è supportata scientificamente (finasteride, spironolattone, ciproterone acetato). In tutti questi casi vanno soppesati però attentamente tutti i possi bilie effetti collaterali. Esistono poi, come detto, i trattamenti chirurgici, ovvero il trapianto di capelli (solitamente l'autotrapianto).

Rimedi «fai da te»

In attesa di capire (e possibilmente eliminare) le cause della caduta dei capelli, o quando il disturbo è ormai cronico e senza speranza di recupero, si può mascherare il diradamento con alcuni trucchi: spray volumizzanti, microfibre di cheratina (una polvere che, sparsa sul cuoio capelluto, si "lega" elettrostaticamente ai capelli, dando un aspetto più folto alla capigliatura e nascondendo le eventuali aree lucide), e poi extension, parrucche (meglio quelle dette a pressione negativa, che garantiscono una buona adesione al cuoio capelluto). Esiste anche la possibilità del tatuaggio estetico, o tricopigmentazione, da effettuare su parte della capigliatura, ciglia e sopracciglia. Sono inoltre in corso degli studi su un dispositivo medico chiamato LaserComb (approvato dalla Food and Drug Administration americana, l'ente governativo che controlla l'immissione in commercio di farmaci e alimenti), una spazzola da usare a casa che tramite un flusso laser stimola l'attività dei follicoli. È importante affrontare (e, se serve, curare) il problema della perdita di capelli, perché come si diceva inizialmente - soprattutto nelle donne - può essere, oltre che un problema di salute, anche causa di grave disagio psicologico e perdita di autostima.

  • keyboard-arrow-right Fonte Corriere della Sera
  • keyboard-arrow-right Autori Laura Cuppini
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  • keyboard-arrow-right Parole chiave capelli calvizie

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