Dermatologia / Rassegna stampa

Attenti al primo primo sole: è rischioso come ad agosto

Gli italiani usano poco e male i prodotti solari, non indossano magliette e cappellini. Meglio però evitare le ore centrali della giornata e scegliere prodotti protettivi resistenti all'acqua

Segreteria SIDeMaST, 22 Apr 2011 06:51

Attenti al primo primo sole: è rischioso come ad agosto

Nel Paese del sole non si sa come proteggersi e ci si espone in modo abbastanza scriteriato. Gli italiani usano poco e male i prodotti solari, non indossano magliette e cappellini, restano al sole anche nelle ore peggiori e se proteggono i bambini - e lo fanno quasi tutti - non riescono comunque ad evitare arrossamenti e scottature. Temono, sbagliando, soltanto il sole d'agosto. «Ed è un grosso errore - premette Giovanni Leone, responsabile del servizio di Fotodermatologia all'istituto San Gallicano di Roma - perché l'intensità del sole di aprile è equivalente a quella dell'estate piena, con l'aggravante che si espone una pelle non preparata, che dunque bisogna proteggere ancora di più, anche soltanto per esposizioni occasionali. Inutile ripetere che la gradualità è fondamentale: cominciare per un'ora per consentire alla pelle un adattamento progressivo e utilizzare, in base al proprio fototipo, una protezione medio-alta per gli Uvb e gli Uva».

Discorso a parte per i bambini, per i quali le cautele devono essere maggiori poiché le scottature da piccoli possono comportare un aumentato rischio di melanoma da adulti. «Fino a sei anni la protezione deve essere massima - sottolinea Leone - dunque non solo creme 50+ ma cappellino e maglietta, preferibilmente scura e a trama fitta, perché le creme non sono sufficienti, soprattutto al primo sole. Tutti, a tutte le età, devono evitare tassativamente il sole tra le 12 e le 3 del pomeriggio (ora legale). Nei più grandicelli la crema deve essere riapplicata di continuo perché hanno comportamenti a rischio: si bagnano di continuo, si sdraiano sulla sabbia. Dunque scegliere prodotti resistenti all'acqua e quelli più persistenti, che non vanno via subito».

La scelta del solare deve essere oculata. La prima domanda in genere è filtro fisico o chimico? «Tutti e due - precisa Leone, che ha testato l'effetto protettivo dei solari in condizioni estreme, come il Sahara e l'Himalaya - per varie ragioni. Intanto perché i filtri chimici oggi sono molto ben tollerati e danno pochissime reazioni allergiche offrendo in cambio una protezione efficace dagli ultravioletti. I filtri fisici o minerali, in genere a base di ossido di titanio o di zinco, riflettono le radiazioni e sono indicati soltanto per i soggetti allergici. Un solare efficace contiene entrambi i filtri e copre tutte le lunghezze d'onda».

In etichetta, dunque, bisogna cercare la sigla Spf (sun protection factor) più adatta al proprio fototipo (da 8 a 15 è bassa e 50+ è molto alta, non esiste più la dizione schermo totale), che protegge dagli Uvb, i raggi che arrivano solo sullo strato superficiale della pelle provocando arrossamento. «Importante anche il fattore di protezione per gli Uva - continua l'esperto - perché penetrano più in profondità e sono responsabili dell'intolleranza al sole e si sospetta anche del melanoma. Ecco perché le lampade solari sono tutt'altro che innocue. Nei solari il fattore di protezione Uva deve essere di almeno un terzo rispetto a quello Spf per avere un prodotto ben bilanciato. Alcuni solari hanno anche l'aggiunta di ectoina, una sostanza naturale scoperta nei batteri dei deserti in grado di migliorare la capacità protettiva».

Non dimentichiamo, infatti, che se il rischio maggiore di un'esposizione senza regole può essere il melanoma, la cui incidenza è in aumento, gli effetti del sole possono anche essere meno gravi ma fastidiosi. «È il caso delle luciti - conclude Leone - che si manifestano soprattutto nelle donne e nei fototipi chiari con sfoghi, prurito e a volte vescicole piene d'acque sulle zone esposte. Vanno prevenute con creme solari adeguate e, nei casi più gravi, desensibilizzare la pelle con lampade particolari due mesi prima dell'esposizione». Inoltre, meglio non sottovalutare il sole neanche in città, quando si va al parco o in motorino. E per sensibilizzare sulla necessità della fotoprotezione da metà aprile nella hall del San Gallicano un «semaforo» di fabbricazione statunitense indicherà in tempo reale l'intensità dei raggi e l'Uv index, il rischio relativo.

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