«Proteggere i bambini dal sole è un investimento in salute», consigliano da sempre i dermatologi. La ricerca scientifica ha ormai dimostrato che il numero di gravi scottature subite da piccoli è direttamente correlato alla probabilità di sviluppare un melanoma. Una neoplasia considerata rara fino a pochi anni fa, che attualmente presenta un'incidenza in continua crescita in tutto il mondo. Italia inclusa, dove si registrano quasi 7500 nuovi casi l'anno e circa 1500 decessi.
Ed è per questo che da luglio è on line "La mia pelle", il nuovo sito tematico del Ministero della Salute per conoscere e proteggersi dal melanoma e dagli altri tumori cutanei. Il sito (lamiapelle.salute.gov.it) è uno spazio voluto dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin insieme all'IFO, Istituti Fisioterapici Ospitalieri.
«La prevenzione - spiega Lorenzin - è sicuramente una carta vincente». D'altronde non fare ammalare i sani è la grande sfida della medicina di una società avanzata. «Nella lotta ai tumori della pelle la riduzione del rischio passa attraverso la corretta esposizione al sole fin dall'infanzia. È prioritario evitare le scottature e proteggere la pelle, anche per godere del proprio tempo libero e dell'estate in sicurezza».
Oggi dal melanoma si può guarire. «La diagnosi precoce e il trattamento corretto e tempestivo sono l'unica arma per abbatterne la mortalità», afferma Caterina Catricalà, direttore del Dipartimento di Dermatologia Oncologica e della "Melanoma Unit" degli IFO e responsabile scientifico del sito voluto dal Ministero.
Però, «Occorre conoscere la propria pelle e le macchie che presenta, avverte Catricalà. «Per i soggetti a rischio sarà il dermatologo a indicare la cadenza dei controlli e gli eventuali esami strumentali da effettuare periodicamente. I carcinomi cutanei sono i tumori più frequenti ma fortunatamente, nella maggior parte dei casi, non danno metastasi, se correttamente trattati. La ricerca di nuovi farmaci, da utilizzare nelle fasi più avanzate della malattia, ci permette di essere fiduciosi nel miglioramento della prognosi di tale neoplasia».
Prevenire è dunque prioritario. Anche perché la cute dei bambini, non avendo ancora sviluppato le proprie difese naturali contro gli effetti nocivi dei raggi UV, è la pelle che più di tutte ha bisogno della migliore protezione. Difenderla fin dai primissimi anni, preservandone il DNA, significa tutelarla per il futuro, evitando innanzitutto di esporre al sole diretto i bambini di età inferiore a un anno.
Dopodiché è comunque indispensabile lasciare che il bambino si esponga al sole solo dopo aver applicato un alto schermo solare, da riapplicare dopo ogni 2 ore, e avere indossato t-shirt, cappello e occhiali da sole. In ogni caso, ricordano i dermatologi, va sempre evitata un'esposizione prolungata, anche se si usa un fattore di protezione elevato.
Così vorrebbe la teoria, smentita però dalla realtà. A rilevare i comportamenti scorretti degli italiani al sole è uno studio di My Skincheck, progetto per la prevenzione del melanoma, realizzato con il supporto tecnico e scientifico di ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) e La Roche-Posay.
La ricerca, condotta nel 2012 su 141 bambini (e 2100 adulti), attesta che l'85 per cento non usa il cappello, il 91 per cento non indossa la maglietta e il 90 per cento non porta gli occhiali, mentre (fortunatamente) solo il 6 per cento non utilizza alcun tipo di protezione durante l'esposizione. Errori che portano il 43 per cento degli intervistati a scottarsi.
Se non altro chi adopera la crema la sceglie con attenzione: il 63 per cento applica una protezione con SPF uguale o superiore a 50 e 1 persona su 3 (34 per cento) acquista una crema specifica per bambini.
«Le evidenze emerse dimostrano quanto siano importanti le iniziative volte a educare e sensibilizzare sui comportamenti corretti sotto il sole e sull'importanza di screening periodici dei nei», commenta Gian Marco Tomassini, Coordinatore Nazionale Gruppo Melanoma ADOI. «È infatti ancora poco diffusa l'abitudine di accompagnare i più piccoli a effettuare uno screening dei nei dal dermatologo: nel 70 per cento dei casi si è trattato della prima visita».