Scoperti in Italia i meccanismi per riconoscere i melanomi detti «senza volto», un tipo particolare di melanoma che spesso non lascia scampo perché difficile da diagnosticare. La ricerca, pubblicata su «Melanoma Research», è stata condotta dalla Dermatologia del Policlinico Santa Maria alle Scotte, diretta da Michele Fimiani, in collaborazione con l'Idi di Roma.
Lo studio ha dimostrato che il 20% dei melanomi appartiene a questa categoria: pur avendo inizialmente un aspetto rassicurante, nell'arco di un anno la lesione cambia la propria composizione geometrica interna, differenziandosi nettamente dal neo atipico. «Abbiamo capito quali sono gli aspetti salienti che permettono di individuare questi melanomi - spiega Fimiani - tenendo sotto controllo un gruppo di pazienti con nei atipici nell'arco di un anno. Mentre il neo cambia poco nella forma e varia il colore, diventando più scuro, il melanoma senza volto cambia soprattutto la sua struttura interna».
Per individuare questi melanomi, quindi, sono necessari non solo apparecchi sofisticati, ma soprattutto occhi esperti, in grado di riconoscere il cambiamento. «I dati raccolti negli ultimi anni - aggiunge Pietro Rubegni, dell'equipe senese - ci dicono che sono aumentate incidenza e mortalità del melanoma quindi gli screening, utili nel riconoscere la maggior parte delle lesioni pigmentarie maligne, non sono ugualmente incisivi nel diagnosticare quei melanomi senza volto che, attualmente, costituiscono il problema clinico più difficile da affrontare».
Gli sforzi del gruppo melanoma dell'Istituto toscano tumori, di cui fa parte la Dermatologia senese, si stanno quindi concentrando proprio su quella fetta di melanomi «spessi», quelli più gravi, al fine di individuare specifici fattori di rischio anche per questo gruppo di pazienti. Ogni settimana alle Scotte vengono effettuate circa 70 visite dedicate ai nei, ma è importante capire quali siano i soggetti a rischio per poter meglio indirizzare la diagnosi precoce e la conseguente terapia. «La diagnosi del melanoma - conclude Fimiani - in alcuni casi può essere complessa ed è fondamentale affrontare la malattia con un approccio multidisciplinare, non solo medico, ma anche epidemiologico e di corretta refertazione istopatologica».