Una campagna per conoscere meglio i campanelli d’allarme da non sottovalutare. Tumori in
aumento, ma sempre più curabili. Molti progressi in terapie e strumenti diagnostici negli ultimi
20 anni
Non fanno distinzione fra bambini, giovani e anziani e sono oltre tremila. Le malattie delle pelle colpiscono
indistintamente a ogni età e sono in aumento, con un carico notevole sia per il Sistema sanitario nazionale sia
per chi ne soffre, che spesso paga un doppio scotto: psicologico, perché una patologia cutanea è spesso
visibile e crea grande disagio, ed economico, poiché molte persone finiscono per sborsare denaro ti tasca
propria per prodotti non rimborsati dal Ssn. «La pelle è infatti l’organo umano più esteso, costantemente
esposto ad agenti irritanti, infettivi e cancerogeni, sede di fondamentali attività immunologiche connesse al
suo ruolo “di confine” - dice Piergiacomo Calzavara Pinton, presidente della Società italiana di
Dermatologia e Venereologia (SIDeMaST) -. E se molte malattie della pelle hanno un basso indice di gravità
ma, per la loro visibilità e i sintomi associati, causano sempre un danno rilevante alla qualità della vita
affettiva, sociale e lavorativa (sono la seconda causa di malattia professionale), esistono anche forme
gravemente invalidanti (i casi gravi di malattie infiammatorie sono circa il 2 per cento della popolazione) e
in alcuni casi potenzialmente mortali, come alcuni tumori della pelle e alcune reazioni a farmaco, che invece
se diagnosticati e trattati in fase precoce sono del tutto guaribili».
Una campagna per conoscere meglio la pelle e i suoi disturbi
Per favorire l’aumento delle diagnosi precoci, agevolare percorsi lineari e controllati per le visite e per
l’accessibilità alle terapie, portare un risparmio economico e garantire migliore assistenza ai pazienti la
SIDeMaST ha deciso di realizzare la campagna nazionale «3.000 malattie della pelle e un solo specialista, il
dermatologo» rivolta al cittadino per informare sui possibili rischi di disturbi a volte sottovalutati. La nostrapelle per certi versi è un «foglio» sul quale l’organismo traccia dei segni per avvertirci di rischi, del
sopraggiungere di malattie oppure dell’invasione da parte di «ospiti indesiderati». «Il modo migliore per
interpretarli e per “rispondere al messaggio” è affidarci a chi è esperto in questo “linguaggio” - aggiunge
Calzavara Pinton, che è anche direttore della Clinica Dermatologica degli Spedali Civili di Brescia -. Il
dermatologo è un medico specializzato nella diagnosi e nel trattamento di tutte le malattie a carico della pelle
(ma anche dei suoi annessi, quindi capelli, peli e unghie) ed è il migliore alleato per riconoscere in maniera
tempestiva i loro segnali. Vogliamo sviluppare consapevolezza perché i cittadini si rivolgano
tempestivamente allo specialista dermatologo. Vorremmo anche proporre alle autorità nuovi modelli
assistenziali che permettano al Ssn di ottimizzare efficacia ed efficienza dell’intervento medico. Negli ultimi
anni sono state rivoluzionate le terapie in dermatologia, ma è stata anche chiusa la gran parte dei reparti e
ridotto il personale medico e infermieristico senza l’attivazione di validi servizi territoriali anche perché, nel
frattempo, la cura delle malattie della pelle è scomparsa dal piano di studi per infermieri e assistenti sanitari.
Servono nuovi modelli organizzativi e più attenzione ai bisogni dei pazienti».
Tumori in aumento, ma sempre più curabili
I tumori cutanei sono più frequenti di quelli di polmone, seno, prostata e colon messi insieme e, secondo le
statistiche più recenti, una persona su cinque svilupperà nella vita un basalioma (la forma di cancro della
pelle più frequente e meno aggressiva) . E i numeri sono in costante aumento: i casi di melanoma (il più
letale tumore cutaneo) sono raddoppiati in Italia negli ultimi 10 anni. Ma la buona notizia è che, se scoperte
in fase iniziale, da queste malattie si può guarire. «Fino a 20 anni fa potevamo fare poco per questi malati -
continua Ketty Peris, direttore della Clinica Dermatologica all’Università Cattolica-Irccs Policlinico Gemelli
di Roma -. I tumori della pelle erano spesso diagnosticati nella loro fase avanzata, condizione in cui eravamo
praticamente impotenti, e le malattie infiammatorie gravi non avevano terapie efficaci. I cambiamenti
organizzativi del sistema sanitario avevano grandemente ridotto la capacità assistenziale per questi pazienti,
azzerando di fatto la possibilità di ricovero per queste patologie senza offrire un sostegno valido nel
territorio. Ma la situazione è cambiata negli ultimi 10-15 anni: abbiamo conosciuto un veloce susseguirsi di
progressi radicali nelle procedure diagnostiche e la disponibilità di nuovi farmaci molto efficaci nella terapia
di malattie infiammatorie e neoplastiche che hanno permesso di ottenere risultati terapeutici impensabili in
precedenza».
I campanelli d’allarme da non sottovalutare
Le malattie dermatologiche interessano in totale circa il 25 per cento della popolazione italiana, dato
sovrapponibile a quello europeo. «Con una diagnosi precoce, molte patologie possono essere guarite o
comunque tenute sotto controllo a lungo - sottolinea Ketty Peris, che è segretario generale del 24esimo
Congresso Mondiale di Dermatologia che si terrà a Milano dal 10 al 15 giugno -. È fondamentale non
trascurare i sintomi e farsi visitare da uno specialista per avere la cura più adeguata prima che la situazione
peggiori. La ricerca scientifica, la preparazione dei dermatologi e il livello dell’assistenza sono
all’avanguardia nel nostro Paese, dove sono disponibili anche le terapie più innovative». I segnali a cui
prestare attenzione? Macchie, bolle, croste o squamature; che prurito o dolore diffuso o localizzato; unghie
fragili o con macchie; pelle spesso secca e nei «strani», di qualunque colore che compaiono, crescono,
sanguinano e si ulcerano.Psoriasi e dermatite atopica gravi per due pazienti su dieci
La relativa benignità della maggioranza delle malattie dermatologiche ha spesso indotto a sottovalutare
quella parte percentualmente bassa (ma decisamente rilevante in numeri assoluti) di pazienti in cui la
malattia della pelle causa inabilità e gravissima sofferenza fisica come nel caso di molte diffuse patologie
infiammatorie. «Le malattie infiammatorie croniche più comuni della cute sono la psoriasi e la dermatite
atopica - spiega Giampiero Girolomoni, professore ordinario di Dermatologia e Venerologia, Università
degli Studi di Verona - che affliggono globalmente circa il 10 per cento della popolazione italiana. Sono
entrambe malattie di cui si conoscono i geni predisponenti e i meccanismi molecolari che determinano
l’infiammazione della cute. Per entrambe le malattie, nella maggior parte dei casi, si tratta di forme limitate,
ma nel 10-20 per cento dei pazienti si presentano in forma grave, che interferisce pesantemente sulla qualità
di vita, sulle capacità professionali (o di studio) e sulle relazioni sociali». «Chi è colpito da psoriasi diventa
spesso un paziente complicato, che nel 60 per cento dei casi abbandona la terapia - aggiunge Valeria
Corazza, presidente della Fondazione Natalino Corazza -. In un momento in cui si parla di medicina
personalizzata credo sia arrivato il tempo di concedere ai medici di curare nel miglior modo possibile i loro
pazienti. I dermatologi devono poter scegliere cosa, come, quando, potendo accedere a ogni tipo di farmaco
reputino necessario».
Progressi in terapie e strumenti diagnostici negli ultimi 20 anni
«Negli ultimi 20 anni la dermatologia ha fatto importanti progressi - conclude Girolomoni -. I nuovi farmaci
mirati su bersaglio molecolare e l’immunoterapia hanno consentito, nei casi avanzati di cancro alla pelle,
risultati inimmaginabili prima. Sono ora disponibili farmaci, perlopiù biotecnologici, che hanno permesso di
liberare i pazienti dalla schiavitù delle più frequenti e invalidanti patologie infiammatorie come psoriasi,
dermatite atopica, idrosadenite, pioderma gangrenoso e tante altre. Inoltre abbiamo saputo ridurre la
mortalità delle più gravi reazioni da farmaco, e ricordiamo i progressi nella lotta alle principali malattie
genetiche con la possibilità di una precoce diagnosi molecolare e un sostanziale miglioramento della
sopravvivenza, e nell’efficace terapia delle patologie infettive». Infine, le tecniche di diagnostica non
invasiva (come dermoscopia, epiluminescenza digitale, microscopia confocale e tomografia ottica) hanno
migliorato in modo radicale la sensibilità e specificità della diagnosi dei tumori cutanei, rendendo possibile
l’asportazione chirurgica di lesioni in fase sempre più precoce e pertanto permettendo di osservare che, a
fronte dell’aumento di incidenza la mortalità non è cresciuta.