Dermatologia / Rassegna stampa

Tatuaggi e psoriasi: ci sono le prove di una (possibile) associazione

L'introduzione di pigmenti nella cute causa una reazione infiammatoria locale che potrebbe rappresentare un primo passo verso la malattia in persone predisposte

Segreteria SIDeMaST, 16 Jan 2017 03:48

Argomenti: psoriasi tatuaggio
Tatuaggi e psoriasi: ci sono le prove di una (possibile) associazione

Colpevole è il tatuaggio, almeno in quella che potrebbe essere definita psoriasi "da pigmento". L'azione aggressiva dell'inchiostro introdotto sotto cute potrebbe infatti indurre la prima comparsa di malattia in soggetti predisposti o aggravare le lesioni in caso di psoriasi già conclamata. Meglio dunque evitare tatuaggi, raccomandano gli esperti e i dermatologi dell'Università Federico II di Napoli in occasione della seconda edizione della Scuola della Psoriasi, tenutasi nel capoluogo campano, se la pelle già soffre di arrossamenti, desquamazioni, irritazioni cutanee o se il tatuaggio è invece un "must", è bene scegliere micro-disegni da incidere in aree poco visibili.

La prima volta del tatuaggio

Potrebbe avere i suoi rischi e scatenare in soggetti predisposti la psoriasi, anche senza precedenti preavvisi o specifiche manifestazioni cutanee. «Si stima che almeno il 10% della popolazione abbia uno o due geni che possono favorire la comparsa della psoriasi, ma solo il 2-3% sviluppa la malattia, specie se i geni ai associano a possibili fattori scatenanti» spiega Cataldo Patruno, docente della scuola di specializzazione di Dermatologia dell'Università Federico II di Napoli. Di cui i più noti sono alcuni farmaci, le infezioni, i traumatismi cutanei, ma oggi sotto osservazione ci sono anche i tatuaggi, ritenuti come un presunto stimolo per la prima comparsa di malattia.

«L'introduzione di pigmenti nella cute - continua lo specialista -, utili a creare disegni più o meno elaborati, è un atto complesso che disturba l'equilibrio della pelle, inducendo una possibile reazione infiammatoria locale tutt'altro che lieve che potrebbe rappresentare un primo passo verso la malattia in persone geneticamente predisposte che non hanno mai avuto precedenti sintomi o campanelli di allarme». Il tatuaggio darebbe avvio dunque a una reazione a catena: l'infiammazione cutanea, l'attivazione del sistema immunitario come risposta di difesa e la possibile accensione della malattia.

Il fenomeno di Köebner

Ha un nome difficile che si traduce in un evento negativo per la pelle ovvero nel rischio, in caso di psoriasi già dichiarata, di un peggioramento delle lesioni, stimolato dall'introduzione dei pigmenti di inchiostro sotto cute. Ma non solo: le manifestazioni potrebbero espandersi anche in zone delle pelle diverse da quelle della sede originaria di comparsa o apparire, come nuove localizzazioni, attorno o sotto il disegno tatuato. Già a pochi giorni di distanza dal tattoo, entro due o quattro settimane, sebbene non siano escluse manifestazione anche più tardive. «Il 25% dei pazienti con psoriasi mostra una risposta isomorfica, anche detta "fenomeno di Köebner" - aggiunge Nicola Balato, professore di Dermatologia all'Università Federico II di Napoli -.

Si tratta di una reazione infiammatoria della cute che nell'area traumatizzata da ferite chirurgiche, ustioni, dall'esposizione ad agenti irritanti o anche le punture di insetti, produce nuove lesioni, tanto più probabili se la psoriasi è in una fase instabile». Il fenomeno di Köebner è in crescita fra gli psoriasici che decidono di tatuarsi con nuove comparse di malattia soprattutto intorno al tatuaggio, ricalcandone talvolta precisamente i contorni, che possono essere accompagnate anche da un peggioramento generale delle lesioni già esistenti e/o da una migrazione della malattia anche verso altre aree del corpo, aggravando la situazione complessiva della cute e della psoriasi.

Un rischio in più per la malattia

È un no netto ai tatuaggi, quello dichiarato dagli esperti, per i soggetti con psoriasi nei quali l'inserimento di aghi e pigmenti sotto cute può rappresentare un rischio aggiuntivo per la progressione di malattia, sebbene esprimano attenzione e prudenza anche in caso di pelle sana. «Se non è possibile rinunciare a un tattoo - conclude Balato -, meglio scegliere un disegno molto piccolo e in una zona poco visibile». Perché la tutela della pelle è più importante di quanto fa tendenza.

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