Raggi utili per la cute, ma solo se presi con cautela
Alla vigilia delle vacanze molte persone affette da psoriasi non vedono l'ora di sdraiarsi al sole per vedere migliorare le proprie "chiazze"
Segreteria SIDeMaST, 25 Jul 2011 04:07
Alla vigilia delle vacanze molte persone affette da psoriasi non vedono l'ora di sdraiarsi al sole per vedere migliorare le proprie "chiazze"
Segreteria SIDeMaST, 25 Jul 2011 04:07
Alla vigilia delle vacanze molte persone affette da psoriasi non vedono l'ora di sdraiarsi al sole per vedere migliorare le proprie "chiazze". «L'esposizione solare può essere un valido alleato, ma non un sostituto delle cure tradizionali — spiega Andrea Peserico, direttore della Clinica Dermatologica dell'Università di Padova e Presidente della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) —. Del resto una delle cure per la psoriasi, la fototerapia, si basa sulla parte "buona" dei raggi ultravioletti. Il sole va però preso con precauzione per evitare scottature ed eritemi, senza dimenticare che una piccola quota di casi di psoriasi (circa il 5%) peggiora con una eccessiva esposizione solare».
«La psoriasi esiste in diverse forme. La più comune (80% dei casi) è la psoriasi volgare, caratterizzata da chiazze arrossate a limiti netti, rivestite da squame biancastre sfaldabili. Non è contagiosa ed è conseguenza di un'accelerazione del ricambio delle cellule della pelle, sostenuta da fenomeni immunitari e infiammatori. I fattori che attivano questo processo sono in gran parte sconosciuti, ma sono assodate una predisposizione genetica e l'influenza di alcuni fattori di rischio ambientali, che possono incidere sul decorso della malattia, fra questi: fumo, abitudini alimentari, sovrappeso, stress importanti, alcune infezioni e alcuni farmaci (litio, beta-bloccanti)».
«È una malattia cutanea, ma tra le persone che ne sono affette c’è un'elevata frequenza di condizioni concomitanti, anche se non sono ancora chiari i fattori coinvolti. Tali condizioni si manifestano in genere a distanza di anni dall'esordio della malattia cutanea e non riguardano tutti i malati. Le principali sono: artrite psoriasica, malattie metaboliche e cardiovascolari (aumento di colesterolo e trigliceridi, aumento del rischio di diabete e di infarto). Vanno poi menzionate le ricadute negative sulla qualità della vita, legate all'impatto visivo della malattia che può pregiudicare i rapporti interpersonali. Conoscere e individuare queste condizioni è fondamentale per valutare meglio il "peso" della malattia psoriasica e adottare strategie di gestione multidisciplinari».
«Nei casi più lievi si hanno buoni risultati con trattamenti locali (come creme a base di derivati della vitamina D, cheratolitici e cortisonici). Nelle forme medio-gravi si opta per medicinali da assumere per bocca come ciclosporina, metotressato e acitretina. In alcune forme è indicata la fototerapia (con particolari lampade Uvba banda stretta o Puva). Infine, nei pazienti che non rispondono a queste terapie o che presentano controindicazioni al loro utilizzo, può essere preso in considerazione l'utilizzo dei nuovi farmaci biologici che, anche nelle forme più gravi, possono ottenere ottimi risultati».