Una patologia multifattoriale, in cui genetica e psiche "pesano" quasi allo stesso modo, la cui classificazione scientifica è quella di malattia infiammatoria cronica. È la psoriasi e colpisce la pelle di due milioni e mezzo di italiani e circa 125 milioni di persone in tutto il mondo. La sua comparsa è legata all'invio alla cute di segnali difettosi da parte del sistema immunitario, che accelerano il ciclo di crescita delle cellule.
La forma di psoriasi clinicamente più comune è quella a placche, caratterizzata da chiazze rosse, ispessite, ricoperte da un accumulo bianco-argenteo di cellule morte.La psoriasi può localizzarsi su qualsiasi parte del corpo e può associarsi ad altre condizioni di salute gravi, come il diabete, le malattie cardiovascolari e alcuni tumori. La sua eziologia non è ancora chiaramente conosciuta e comprende tutta una serie di fattori che sottendono meccanismi fisiologici complessi. Insieme alla predisposizione genetica, anche i disordini psicologici, le infezioni, i traumi giocano un ruolo fondamentale. La malattia- per le sue conseguenze estetiche - porta chi ne soffre un carico psicologico che si traduce in una riduzione della qualità della vita e delle relazioni interpersonali.
C'è, inoltre, un aspetto fisiologico che lega stress e psoriasi, collegato al rilascio da parte delle terminazioni nervose di alcune molecole che, interagendo con le cellule del sistema immunitario, portano a un diretto aumento dell'infiammazione della pelle.
Da questo quadro si deduce come l'approccio a questa patologia debba essere globale, integrando quanto più possibile la dimensione psico-sociale del paziente con quella clinica.
La psoriasi in Italia
Secondo le stime più recenti, sono circa 2,5 milioni i nostri connazionali affetti da psoriasi. La maggior parte (circa l'80%) soffre di psoriasi a placche, nelle forme lieveo moderata, mentre circa il 20% è colpito da una forma grave, che può richiedere il ricovero in ospedale. Tuttavia, nonostante il forte impatto epidemiologico e le ripercussioni sociali che vivono i pazienti affetti, la psoriasi rimane una patologia poco conosciuta e spesso sottovalutata. Avere una pelle pulita, priva di lesioni, è il sogno di ogni persona che soffre di psoriasi. E la ricerca scientifica e farmaceutica si sta sempre più orientando in questa direzione.
Gli obiettivi della terapia. Bloccare l'interleuchina IL-17A.
Nell'insorgenza della psoriasi, un ruolo chiave è giocato da una citochina, l'interleuchina IL-17A, che sostiene il processo infiammatorio alla base della patologia. Le citochine "coordinano" la comunicazione tra le cellule immunitarie quando è in atto un processo infiammatorio. L'interleuchina IL-17 A è la citochina chiamata in causa nel processo infiammatorio scatenato dalla psoriasi. L'inibizione diretta dell'attività di questa interleuchina rappresenta il target terapeutico ideale. Ad aprile 2016 la Commissione Europea ha approvato ixekizumab, dopo che a marzo la Food and Drug Administration (FDA) ne aveva autorizzato l'immissione in commercio negli USA. Ixekizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato IgG4 che si lega selettivamente all'interleuchina IL-17A e ne inibisce l'interazione con il proprio recettore, inibendo il rilascio di citochine pro-infiammatorie e chemochine e bloccando il processo infiammatorio della psoriasi.
Ixekizumab, tollerabile e sicuro
Ottima tollerabilità, sicurezza e pelle pulita per circa 8 pazienti su 10. Risultati significativi, registrati già a 12 settimane di trattamento, con un miglioramento rilevato già dalle prime due settimane. Sono queste alcune delle evidenze più incoraggianti che emergono dalle tre ricerche in corso sull'efficacia di ixekizumab in pazienti con psoriasi a placche da moderata a grave, pubblicate dal New England Journal of Medicinee discusso anche al Psoriasis International Network (PIN) che si è svolto a Parigi nel mese di luglio.
Il profilo di sicurezza e tollerabilità di questo anticorpo monoclonale è stato successivamente confermato da 17 studi, che hanno coinvolto oltre 7.800 pazienti. Nello studio UNCOVER 3, con il regime di somministrazione ogni quattro settimane, più della metà dei partecipanti ha raggiunto la completa risoluzione delle placche cutanee.
Le conferme dello studio RHBS
Ixekizumab è stato valutato anche in uno studio "testa a testa" con un altro anticorpo monoclonale, ustekinumab, che rappresenta attualmente uno dei trattamenti maggiormente utilizzati per la psoriasi. Obiettivo principale di questo studio - denominato RHBS - era quello di verificare, a 12 settimane, la percentuale di pazienti che raggiungeva il valore 90 nella scala di valutazione PASI (PASI 90 corrisponde a un miglioramento del 90% delle placche psoriasiche sul corpo del paziente). Attualmente i dati attestano una percentuale di remissione PASI 90 nel 75% dei pazienti trattati con ixekizumab contro il 42,4% del campione in trattamento con ustekinumab. Risultati che autorizzano a ipotizzare per ixekizumab un futuro da terapia gold standard per la psoriasi.