Dermatologia / Rassegna stampa

Psoriasi, più chiarezza sulle cause. Il sistema immunitario è cruciale

Non più solo «malattia psicosomatica», alla base c'è uno stato infiammatorio cronico. Stress, ferite, infezioni, farmaci possono scatenarla; fumo e sovrappeso peggiorarla

Segreteria SIDeMaST, 18 Apr 2017 04:41

Psoriasi, più chiarezza sulle cause. Il sistema immunitario è cruciale

Per anni è stata definita una «malattia psicosomatica», intendendo sostanzialmente che non stato di stress potesse riflettersi sulla pelle con le lesioni tipiche di questa patologia. Oggi, seppur non del tutto chiare, le cause e i fattori che la scatenano sono stati definiti meglio. «È una malattia multifattoriale, in cui concorrono sia fattori genetici sia ambientali - spiega Fabio Ayala, presidente onorario del Congresso della Società Italiana di Dermatologia SIDeMaST, che avrà inizio a Sorrento il prossimo 3 maggio -. Prima di tutto si può dire che la psoriasi è legata a un'alterazione del sistema immunitario. Oltre ai fattori genetici, possono essere importanti anche alcuni fattori ambientali, considerati scatenanti (come lo stress, appunto), che rendono manifesto ciò che è già geneticamente determinato (ovvero potrebbe accadere che una persona abbia sì delle mutazioni genetiche che la predispongono alla psoriasi, ma non andando incontro a nessuno dei seguenti fattori la malattia potrebbe non manifestarsi mai)».

Stress, ferite, infezioni, farmaci: cosa la scatena

I più importanti fattori scatenanti noti sono lo stress; i traumi fisici (ferite, contusioni); le infezioni, non solo della pelle; alcuni farmaci (come betabloccanti, interferone e FANS, per esempio). E poi, il fumo, l'abuso di alcool, sovrappeso e obesità, oltre a una dieta squilibrata. La psoriasi è una delle più comuni malattie cutanee, che riveste anche carattere sociale, poiché colpisce in media il 3 per cento circa della popolazione mondiale. In Italia si stima che gli psoriasici siano circa 2 milioni e 400mila, di cui 400mila affetti da una forma moderata-grave, spesso invalidante. Soprattutto nelle forme estese, infatti, è una condizione che altera profondamente la qualità della vita di chi ne soffre e può causare depressione, isolamento, interferenze anche pesanti nella quotidianità (sul lavoro o nel semplice svolgimento dell'attività fisica), così come nelle relazioni intime.

Ruolo cruciale del sistema immunitario

«Un numero crescente di studi negli ultimi anni ha messo in chiaro che la psoriasi è legata a un'alterazione del sistema immunitario - prosegue Ayala, che è direttore della Clinica Dermatologica dell'Università Federico II di Napoli -. In particolare, un tipo di cellule del nostro sistema immunitario (i linfociti T) che normalmente ci proteggono da microrganismi, giunti nella cute scatenano un processo infiammatorio che stimola le cellule della pelle a proliferare. Lo stato infiammatorio cronico che caratterizza la psoriasi sembra rappresentare anche l'anello di congiunzione tra le chiazze sulla pelle e altre malattie associate, come obesità, diabete, aumento dei lipidi nel sangue e malattie cardiovascolari. In particolare, l'infiammazione cutanea è stata ricondotta ad aumentati livelli, nella pelle, del cosiddetto TNF? (Tumor Necrosis Factor alfa o Fattore di Necrosi Tumorale alfa) e di alcune interleuchine (IL), come IL17 e IL23, che giocano un ruolo determinante nell'induzione e nel mantenimento dello stato infiammatorio cronico, contribuendo da un lato allo sviluppo delle placche cutanee e dell'artrite psoriasica specifica (che può comparire in un caso su 5), dall'altro alla partecipazione al processo di aterosclerosi, di alterato metabolismo dell'insulina e dell'eventuale ipertensione arteriosa».

Nuove cure efficaci

«Tutto ciò accade quando la persona ha una predisposizione genetica particolare per la psoriasi. Infatti, circa il 30 per cento delle persone affette da psoriasi ha almeno un parente di primo grado (genitori, fratelli, figli) con la stessa malattia. «Data la complessità dei fenomeni infiammatori alla base delle manifestazioni cutanee, articolari e delle condizioni associate, la ricerca non si è fermata - dice Ayala -, anzi è particolarmente vivace e tenta di individuare nuovi bersagli da colpire, scelti fra le varie molecole responsabili della malattia. In Italia sono stati introdotti di recente, ed è imminente una nuova immissione in commercio, farmaci diretti non contro il fattore TNF? ma contro l'IL17. Ma sono molto attesi anche i risultati, nella pratica clinica, di farmaci assunti per via orale, fra i quali quelli denominati "piccole molecole", che agiscono con meccanismo diverso dai precedenti, sempre tuttavia avendo come bersaglio uno dei punti cruciali della genesi della malattia».

Anche i pazienti devono fare la loro parte

Quello che è importante che i pazienti sappiano è che si può tenere la malattia sotto controllo, recuperare una "pelle pulita", ma è fondamentale che le persone interessate seguano scrupolosamente la cura prescritta (molto si può fare per arrestarla ed evitare che peggiori) e non trascurino gli stili di vita che hanno un ruolo cruciale. «Si tratta di pazienti che vanno seguiti con attenzione, allo scopo di prevenire e trattare nel modo migliore ed attuale le eventuali associazioni con altre malattie che possono presentarsi, dopo l'inizio della forma cutanea, nel corso degli anni» conclude l'esperto.

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