Un quinto dei malati di psoriasi seguiti con la cosiddetta «terapia sistemica» (ovvero pillole e farmaci somministrati per iniezione o infusione) continua ad avere problemi significativi con la propria patologia.A sottolineare l’insoddisfazione dei pazienti, una questione aperta alla quale quale da tempo si cerca di porre rimedio, è questa volta uno studio scandinavo pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Dermatological Treatment.
Studio svedese su oltre 2600 pazienti
I ricercatori svedesi dell’Università di Umea e dello Swedish Institute for Health Economics hanno analizzato i dati contenuti nel registro nazionale per la psoriasi relativi a 2.646 pazienti che erano stati sottoposti a una terapia sistemica per almeno tre mesi. «I nostri risultati mostrano che le strategie attuali non sono sufficienti per i malati con una forma moderata o severa di questa patologia - commenta Marcus Schmitt-Egenolf, autore principale dello studio -. La psoriasi è una malattia della pelle cronica, le cui cause non sono ancora del tutto chiare, ma è ormai certo che sia collegata ad altre patologie, tanto che la si considera “multi organo”. Per trattarla al meglio oggi sono disponibili nuovi farmaci biologici che possono rivelarsi più efficaci di altre terapie sistemiche. In ogni caso è necessario stabilire un legame solido di fiducia tra medico e paziente, per raggiungere la soluzione più adeguata nel singolo caso. Tutto questo va tenuto in considerazione per aiutare quel 18 per cento di malati che, dagli esiti della ricerca, ancora soffrono lesioni cutanee estese o un peggioramento della loro esistenza dovuto allo stato della loro pelle».
Fumo e sovrappeso peggiorano le lesioni
Circa un decennio fa l’introduzione dei nuovi farmaci biologici per la cura della psoriasi moderata o severa ha trasformato il modo di trattare la patologia, rendendo possibile ai malati raggiungere l’obiettivo di una “pelle pulita”, con una bassa tossicità e una migliore qualità di vita, un fattore non di poco conto se si pensa che circa la metà di chi ne soffre vede compromesse la propria quotidianità dalle chiazze sulla cute e dai disturbi ad esse collegati, come il prurito o il disagio psicologico. L’indagine svedese ha anche messo in luce che il quinto di pazienti che non è curato in modo ottimale è, nella media, più giovane, sovrappeso, fuma e soffre di artrite psoriasica. «È importante che ai pazienti vengano spiegati anche gli stili di vita che possono contribuire a arginare le chiazze o evitarne un peggioramento - conclude -. È infatti ormai chiaro che il consumo di tabacco come i chili di troppo sono fattori che acuiscono la patologia».