Dermatologia / Rassegna stampa

Prevenzione tumori della pelle, l'occhio del dermatologo non basta

La vista dal dermatologo per controllare i nei e la pelle osservandola ad occhio nudo non basta a prevenire i tumori cutanei. Gli studi in cui si dimostra la sua utilità, fatti fino ad oggi, sarebbero insufficienti, fatti male, di pessima qualità e non privi di conflitti di interessi

Segreteria SIDeMaST, 28 Jul 2016 09:23

Argomenti: tumore
Prevenzione tumori della pelle, l'occhio del dermatologo non basta

Esperti Usa mettono in dubbio i benefici degli screening basati sulle visite cliniche. In Italia esperti Aiom promuovono la dermatoscopia.

La vista dal dermatologo per controllare i nei e la pelle osservandola ad occhio nudo non basta a prevenire i tumori cutanei. Gli studi in cui si dimostra la sua utilità, fatti fino ad oggi, sarebbero insufficienti, fatti male, di pessima qualità e non privi di conflitti di interessi. La "scudisciata" ai medici e agli autori delle ricerche è della task force statunitense U.S. Preventive Services Task Force, un gruppo di studiosi indipendente che valuta la validità degli screening e delle ricerche sulla medicina preventiva. La bocciatura corrisponde ad uno 'statement' (una dichiarazione ufficiale) pubblicata oggi su Jama Oncology, in cui gli esperti precisano che le evidenze ad oggi sono insufficienti e che non sono dimostrati i reali benefici delle visite cliniche sulla popolazione. Ad una tale dichiarazione seguono anche gli editoriali firmati sulle riviste Jama Dermatology ed Internal Medicine.

"I carcinomi basocellulari e spinocellulari sono i più frequenti tumori della pelle negli Stati Uniti, che comunque raramente conducono alla morte. Al contrario del melanoma che è ad oggi la forma più pericolosa di cancro cutaneo. Nel 2016 abbiamo avuto 76.400 nuovi casi di melanoma negli Stati Uniti e oltre 10.000 morti" spiegano gli autori dello statement. "Le prove che l'esame clinico visivo sia sufficiente a prevenire questi tumori sono insufficienti e inadeguate. Effettuare tali screening sulla popolazione ha invece indotto certamente a diagnosi, biopsie e cure errate e inutili".

Conferma i dubbi dell'utilità delle visite cliniche Ignazio Stanganelli, direttore dello Skincancer Unit Irccs Istituto Tumori Romagna e Università di Parma, fra gli autori delle linee guida italiane dell'Aiom sul melanoma: "In Italia alla visita clinica si associa l'uso della dermatoscopia da diversi anni e, più recentemente, quella dotata di microscopia confocale. La sinergia di tali strumenti con l'esperienza del dermatologo fanno la differenza. Nel nostro paese le semplici visite cliniche senza l'uso di tali mezzi strumentali è in forte calo e, ad oggi, interessa al massimo dal 20 al 30 % degli ambulatori di dermatologia. Lo screening generalizzato e le visite dermatologiche fatte ad occhio sono insufficienti e la letteratura lo evidenzia da tempo".

Sottolinea lo specialista: "L'Italia è fra i paesi in cui la dermatoscopia è più diffusa e non sostituisce l'esame clinico generale ma lo integra. In questo modo lo screening, fatto sulla popolazione a rischio e non su tutta la popolazione in modo random, è utile ed efficace". "In Italia il melanoma occupa ora il terzo posto per incidenza di tutti i tumori maligni fra i giovani di meno di 50 anni di età. Grazie a tali modalità di indagini e di diagnosi precoce abbiamo ridotto notevolmente la mortalità da tumori cutanei nel nostro Paese che vengono individuati nelle prime fasi di sviluppo. Resta solo il problema dei melanomi nodulari spessi, che sfuggono anche agli screening mirati perché la loro crescita è molto rapida e la diagnosi precoce resta difficile".

  • keyboard-arrow-right Fonte La Repubblica
  • keyboard-arrow-right Autori Agnese Ferrara
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