Dermatologia / Rassegna stampa

Per colpa della psoriasi si può anche perdere il lavoro

Un'indagine rivela pesanti condizionamenti. Una patologia su cui pesano ancora troppi pregiudizi

Segreteria SIDeMaST, 28 Mar 2011 12:20

Per colpa della psoriasi si può anche perdere il lavoro

Problemi sul lavoro, carriera spesso compromessa, senso di imbarazzo e vergogna con i colleghi: colpa delle chiazze rossastre che si squamano. A valutare per la prima volta l'impatto della psoriasi negli ambienti di lavoro è lo studio italiano «Daniele», dal nome di Daniele Innocenzi, dermatologo romano, scomparso prematuramente.

L'indagine ha coinvolto circa 800 pazienti con psoriasi moderata o grave, in cura presso 29 centri dermatologici pubblici. «I risultati - commenta il coordinatore Fabio Ayala, direttore della Clinica dermatologica dell'Università Federico II di Napoli - evidenziano come la psoriasi moderata o grave possa condizionare una scelta di lavoro futuro o avere implicazioni sulla carriera, ma anche rendere difficile svolgere attività manuali se la malattia ha colpito le mani. Alcuni pazienti hanno dovuto addirittura abbandonare il lavoro o cambiare impiego». Può bastare uno sguardo che si soffermi su una chiazza per sentirsi in imbarazzo o «diversi».

Riferisce il dermatologo: «Spesso i pazienti raccontano: "I colleghi mi guardano e chiedono che cosa è successo alla mia pelle". Esistono ancora pregiudizi verso questa malattia, che però non è assolutamente contagiosa».

Lo studio «Daniele» conferma il pesante impatto della psoriasi anche sulla sfera emotiva, nonché sulla vita di relazione dei malati. Quasi un paziente su due «non si sente più la stessa persona da quando è malato». Due terzi del campione provano vergogna, frustrazione e sono condizionati anche nelle semplici scelte di ogni giorno.

«L'80% degli intervistati non pratica alcuno sport e sei pazienti su dieci non vanno in piscina o al mare per evitare di mostrare la propria pelle - sottolinea Concetta Potenza, direttrice dell'Unità operativa di dermatologia del Polo Pontino - Università La Sapienza di Roma. Inoltre, due pazienti su tre, soprattutto donne, sono condizionati nella scelta degli abiti da indossare. E per un terzo del campione la psoriasi influisce negativamente sulle relazioni intime».

Disagi che in parte potrebbero essere evitati. «Le manifestazioni cutanee possono essere ridotte a livelli minimi intervenendo con terapie adatte. Ormai esiste, pressoché per ogni caso, la possibilità di una soluzione personalizzata - dice Ayala. E non va dimenticata la natura sistemica della psoriasi, che interessa l'intero organismo». Quasi la metà degli intervistati, infatti, soffre anche di un'altra malattia, soprattutto di artropatia psoriasica (un terzo del campione); seguono ipertensione, iperlipemia, diabete.

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