Dermatologia / Rassegna stampa

Otto errori che possono farvi scottare al sole (nonostante la crema solare)

Se dopo una giornata all'aria aperta vi ritrovate con la pelle arrossata, malgrado abbiate usato la protezione, la colpa potrebbe essere di uno di questi fattori ad alto rischio ustione

Segreteria SIDeMaST, 30 Jul 2016 10:56

Argomenti: sole scottatura
Otto errori che possono farvi scottare al sole (nonostante la crema solare)

Se dopo una giornata all'aria aperta vi ritrovate con la pelle arrossata, malgrado abbiate usato la protezione, la colpa potrebbe essere di uno di questi fattori ad alto rischio ustione

1. Usare l'iPad per leggere

Un esperimento condotto dagli scienziati dell'Università del New Mexico utilizzando la testa di un manichino (dotata di sistema di misurazione degli UV) e un leggio su cui erano stati posizionati vari dispositivi elettronici per vedere che impatto avrebbero avuto sulla quantità di raggi ricevuti dal campione, ha dimostrato che la luce riflessa da un iPad aumenta l'esposizione al sole dell'85%, contro il 36% di un iPhone. Di conseguenza, a meno che non si usi un apparecchio progettato per essere meno riflettente o dotato di un sensore UV per quantificare l'esposizione ai raggi, se si vuole leggere in spiaggia o a bordo piscina è meglio spalmarsi abbondantemente di crema solare, indossare cappello e occhiali da sole e sedere sotto un albero o un ombrellone.

2. Bere alcolici

Analizzando i risultati di una ricerca svolta nel 2006 su 300mila persone, i ricercatori della Harvard Medical School hanno scoperto che non solo le scottature solari sono comuni (ne aveva sofferto il 34% del campione), ma anche che sono più frequenti nelle persone che consumano alcolici, con un picco di rischio del 22% in più per i forti bevitori e un 18% generalizzato di scottature attribuibili all'alcol.

3. Avere una malattia autoimmune

Patologie come il lupus, l'artrite reumatoide e il morbo di Crohn possono aumentare la sensibilità della pelle ai raggi solari, «al punto che le stesse scottature, soprattutto se appaiono su specifiche zone del corpo quali il viso, il petto e le braccia, possono essere un segnale utile ai medici per diagnosticare la malattia», spiega la dermatologa Mona Gohara della Yale School of Medicine. L'esperta, in aggiunta alle tradizionali misure di protezione dai raggi del sole, consiglia a coloro che soffrono di una patologia autoimmune di controllare periodicamente la pelle con un autoesame mensile e di vedere il medico almeno due volte l'anno. «Le malattie autoimmuni sono caratterizzate da una spiccata fotosensibilità - conferma Cristiana Colonna, responsabile dell'Ambulatorio di Dermatite atopica del reparto di Dermatologia Pediatrica del Policlinico di Milano - , pertanto chi ne è affetto o ha una predisposizione familiare deve assolutamente evitare di esporsi al sole in orari di forte intensità luminosa, proteggersi con creme solari con filtro di protezione molto alto e utilizzare cappelli».

4. Prendere gli antibiotici

Alcuni farmaci possono aumentare la sensibilità della pelle al sole, accelerando la scottatura pur in presenza di una minore esposizione. «I più comuni farmaci fotosensibilizzanti sono le tetracicline, una classe di antibiotici di prima scelta nella cura di forme di acne infiammatoria moderata e/o severa, il cui utilizzo va pertanto evitato nei periodi estivi», spiega ancora Cristiana Colonna. La dermatologa mette anche all'indice «i retinoidi, derivati della vitamina A, che vengono prescritti nella terapia dell'acne, perché assottigliano l'epidermide, rendendola quindi più sensibile ai raggi solari. Ecco perché è bene associarli alle creme solari in primavera, ma sospenderli in estate». E, sebbene in genere la fotosensibilità tenda a sparire non appena il farmaco viene eliminato dall'organismo, talune preparazioni (come l'Accutane, conosciuto in Italia come Isotretinoina, un retinoide a uso sistemico) possono restare in circolo fino a un mese dopo l'assunzione dell'ultima pastiglia. Per non correre rischi, meglio consultarsi col proprio medico (o col farmacista) prima di esporsi al sole.

5. Non si è soddisfatti del proprio aspetto

Secondo quanto scrive la rivista Health Psychology, le persone che si giudicano non attraenti tendono a trascorrere più tempo al sole senza protezione, aumentando così le probabilità di scottarsi e di ammalarsi di cancro alla pelle. «Una possibile spiegazione a questo comportamento è legata al fatto che le persone si vedono più belle se sono abbronzate - sottolinea Aaron Blashill, docente di Psicologia alla San Diego State University -, perché ritengono che l'abbronzatura riduca le imperfezioni cutanee e li faccia apparire più tonici e più magri».

6. Esfoliare la pelle

Eliminare lo strato superiore delle cellule usando retinoidi, alfaidrossiacidi come l'acido glicolico, apparecchiature meccaniche o trattamenti cosmetici come la microdermoabrasione o il peeling chimico, rende sicuramente la pelle più morbida, liscia e luminosa, ma la espone anche a un maggiore rischio di scottature. Ecco perché, mai come in questo caso, è bene essere particolarmente prudenti quando si è al sole: ovvero, mai dimenticare la protezione (anche se si sta all'ombra) e indossare abiti coprenti.

7. Usare una crema solare vecchia

Secondo le raccomandazioni della Skin Cancer Foundation, «se conservati in un ambiente normale, i filtri solari sono progettati per mantenere la loro efficacia per tre anni». Ma la dottoressa Colonna è assai più selettiva. «Anche se ben conservate, le creme solari aperte l'estate precedente vanno senz'altro buttate, perché non garantiscono più un'adeguata protezione del filtro solare». E questo vale pure nel caso in cui la data di scadenza del prodotto non sia stata ancora superata, a maggior ragione se la crema è stata esposta alle alte temperature o si nota un cambiamento di colore o di consistenza.

8. Indossare una maglietta in spiaggia

Se l'accoppiata crema solare-maglietta è l'ideale per garantirsi una protezione extra ai raggi UV, optare solo per la seconda come unica arma contro il sole è un modo sicuro per scottarsi. Questo perché una t-shirt standard ha un coefficiente di protezione paragonabile a un filtro 7 (ancora meno nel caso in cui la maglietta sia bagnata), quindi molto al di sotto del 30 raccomandato dai dermatologi. «Ci capita spesso di diagnosticare dei melanomi al tronco o sulla schiena in persone che credevano che bastasse indossare una maglietta per essere protetti dai raggi del sole», spiega ancora la dottoressa Gohara, che consiglia di sostituire le t-shirt tradizionali con degli indumenti con un elevato fattore di protezione dai raggi ultravioletti (50), a maggior ragione in caso di allergia ai filtri solari.

  • keyboard-arrow-right Fonte Corriere della Sera
  • keyboard-arrow-right Autori Simona Marchetti
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