La combinazione di più terapie riesce a ridurre notevolmente il melanoma nella metà dei pazienti. Lo dimostra una ricerca italiana pubblicata sulla rivista scientifica Lancet Oncology dal NIBIT, il Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori, che ha da poco avviato una nuova sperimentazione in dieci ospedali della penisola. «Il melanoma è un tumore della pelle particolarmente aggressivo che ogni anno nel nostro Paese provoca purtroppo 1.500 decessi, a fronte di 7mila nuove diagnosi - dice Michele Maio, presidente NIBIT -. L’incidenza della malattia è in costante crescita e l’età di insorgenza si sta abbassando. Con le due terapie combinate in alcuni casi si è osservata una regressione completa del tumore, in altri la risposta è stata parziale oppure abbiamo registrato una stabilizzazione della malattia».
Efficace per i malati in stadio avanzato
«Lo studio Nibit M1 - spiega Maio, che è anche direttore dell’Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena-Istituto Toscano Tumori - ha dimostrato che combinazione di un innovativo anticorpo monoclonale, ipilimumab (disponibile in Italia da pochi giorni) con la chemioterapia tradizionale a base di fotemustina, riduce questo tumore della pelle in misura significativa nel 46,5 per cento dei pazienti e ha mostrato risultati incoraggianti anche in caso di metastasi cerebrali». Gli esiti promettenti della sperimentazione, iniziata nel luglio 2010 e terminata nell’aprile 2011 su 86 pazienti, hanno indotto i ricercatori a proseguire con il Nibit M2, presentato a Milano. «A un anno dal termine del trial - sottolinea Anna Maria Di Giacomo, dell’Immunoterapia Oncologica senese e principal investigator del nuovo studio - la sopravvivenza dei pazienti trattati con il mix di terapie è pari al 52,6 per cento (54 nelle persone con metastasi cerebrali) contro il 25 per cento del trattamento standard riportato in letteratura. E contro i circa sei-nove mesi di sopravvivenza media dei pazienti con melanoma avanzato».
Al via il nuovo studio
L’obiettivo della nuova sperimentazione è ora quello di paragonare l’efficacia della combinazione ipilimumab più fotemustina rispetto a quella della fotemustina utilizzata da sola, sperando di dimostrare che il mix di farmaci ottiene maggiori risultati in termini di sopravvivenza globale in pazienti con melanoma metastatico che presentino anche metastasi cerebrali. Si tratta di uno studio di fase III che coinvolgerà un maggior numero di pazienti (146) con melanoma avanzato e metastasi cerebrali, che non hanno ricevuto precedenti trattamenti e che vengono solitamente esclusi dai trial clinici. Sono coinvolti 10 centri italiani e il lavoro terminerà nel 2015. «Il melanoma, per le sue caratteristiche biologiche, è il candidato ideale per l’applicazione di questo approccio, che cambia i criteri di valutazione della risposta al trattamento - sottolinea Giorgio Parmiani, direttore dell’Unità di Immuno-Bioterapia del Melanoma e Tumori Solidi dell’Istituto Scientifico Fondazione San Raffaele -. Le risposte cliniche possono richiedere anche alcuni mesi, ma in genere durano più a lungo. Nel melanoma metastatico non si registravano progressi significativi da decenni. Ma oggi abbiamo a disposizione nuove armi».