Rappresenta solo il 4% dei tumori della pelle, ma è responsabile dell'80% dei decessi per cancro della cute ed è fortemente in aumento anche tra i giovani. Grazie all'immuno-oncologia oggi il 35% dei pazienti è vivo a cinque anni dalla diagnosi.
Proteggere la pelle dei bambini è la migliore strategia preventiva contro il melanoma perché nei primi vent'anni di vita una persona può "assumere" fino all'80% del totale delle radiazioni solari della propria esistenza aumentando così il rischio di essere colpito da questo tumore della pelle che in Italia ha fatto registrare un aumento dei casi pari al 103% in 45 anni. A fare il punto della situazione sul melanoma è il Master Course "Management del paziente con melanoma dalla ricerca alla terapia", organizzato dall'Intergruppo Melanoma Italiano (Imi) che si apre oggi a Roma all'Istituto Dermopatico dell'Immacolata - Idi Irccs.
Casi in aumento anche tra i giovani
Nel 1970 i casi di melanoma erano circa 1.000 mentre nel 2015 ne sono stati stimati 11.300. Un aumento del 103% che preoccupa gli esperti. Il melanoma rappresenta solo il 4% dei tumori della pelle, ma è responsabile dell'80% dei decessi per cancro della cute. E' il tumore che negli uomini sta aumentando più rapidamente rispetto a tutte le altre forme di cancro; nelle donne è secondo solo al tumore al polmone. Il melanoma è la forma più pericolosa di cancro della pelle e, nello stadio avanzato, è aggressivo e mortale. Diversamente da quanto accade in molti altri tumori solidi, questa malattia colpisce una popolazione più giovane: l'età mediana alla diagnosi per il melanoma è di 57 anni e l'età mediana al decesso è di 67 anni. Ma mentre dieci anni fa i giovani rappresentavano solo il 5% dei casi oggi il 20% delle nuove diagnosi viene formulato in pazienti di età compresa tra 15 e 39 anni. Il melanoma è caratterizzato dalla trasformazione dei melanociti, cellule cutanee che producono e contengono un pigmento noto come melanina e che si trovano nello strato profondo della pelle, in quello medio dell'occhio e dell'orecchio interno e in alcuni organi interni.
Le nuove terapie che allungano la vita
La sopravvivenza per questo tipo di tumore si è molto allungata in questi anni sia grazie ad una diagnosi più precoce che grazie ai progressi sul fronte delle terapie. "Se la diagnosi avviene in fase avanzata, oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per tenere sotto controllo la malattia a lungo termine" spiega Paola Queirolo, presidente Imi e responsabile del Dmt (Disease Management Team) Melanoma e Tumori cutanei all'Irccs San Martino Ist di Genova. "La sopravvivenza di questi pazienti è cambiata grazie a due strategie: da un lato le terapie a bersaglio molecolare, utilizzate nei pazienti che presentano la mutazione del gene Braf (50% dei casi), dall'altro l'immuno-oncologia. Prima dell'arrivo di queste nuove armi, la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. Queste molecole hanno aperto un 'nuovo mondo' non solo in termini di efficacia e attività ma anche di qualità di vita per la bassissima tossicità e la facile maneggevolezza". Oggi il 20% dei pazienti trattati con ipilimumab, la prima molecola immuno-oncologica approvata, è vivo a 10 anni dalla diagnosi. Gli anticorpi immunomodulanti, come nivolumab, che colpiscono la via di checkpoint immunitario chiamata PD-1, hanno evidenziato nei casi di malattia avanzata un tasso di sopravvivenza a un anno superiore al 70%. Dopo un triennio il 40% dei pazienti trattati con questi nuovi farmaci anti PD-1 è vivo, un dato che conferma il beneficio a lungo termine dell'immuno-oncologia. E nivolumab è la molecola anti-PD-1 con il più lungo follow up: il 35% dei pazienti è vivo a 5 anni. "Il melanoma è il candidato ideale per applicare i principi della medicina di precisione che consiste nella comprensione dei meccanismi di sviluppo del cancro a livello genomico e include lo studio dei fattori predittivi di risposta e delle terapie più adatte" aggiunge Paolo Marchetti, che è consulente scientifico dell'Istituto, Direttore dell'Oncologia Medica all'Ospedale Sant'Andrea di Roma e presidente del Master Course Imi. "In questo modo si ottengono chiari vantaggi sia per il paziente che per il sistema perché si possono razionalizzare le risorse e ridurre gli sprechi".
La prevenzione nei bambini
"I bambini" continua Queirolo "costituiscono l'anello debole della catena, perché la pelle è in grado di memorizzare il danno ricevuto dalle scottature solari accumulate durante l'infanzia e può innescare il processo patologico anche a diversi anni di distanza. I piccoli di età inferiore a 12 mesi non vanno esposti al sole". Proprio per sensibilizzare i bambini delle scuole primarie sulle regole di prevenzione l'Imi organizza la campagna nazionale 'Il sole per amico' in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e con il patrocinio del Ministero della Salute.
La regola del "brutto anattrocolo"
Come fare prevenzione nella vita di tutti i giorni e soprattutto d'estate? Tutti dovrebbero utilizzare le creme solari quando prendono il sole, evitando di esporsi nelle ore centrali. Senza dimenticare il controllo della pelle ogni anno dallo specialista. In particolare nelle persone che presentano più di 100 nei il rischio di melanoma è 6 volte superiore. "Va sempre seguita la regola del 'brutto anatroccolo': l'insorgenza di un neo diverso per forma e colore rispetto a quelli già presenti è un segnale da tenere in considerazione e da far controllare dal dermatologo" prosegue l'esperta. "Avere la pelle chiara, i capelli biondi o rossi e gli occhi chiari (blu, grigi o verdi) è un altro fattore di rischio. Se scoperto precocemente ed eliminato con una corretta asportazione chirurgica durante la fase iniziale, il melanoma è del tutto guaribile perché la probabilità che abbia invaso altri organi è pressoché nulla".
Linfodrenaggio e agopuntura
L'efficacia di uno screening diffuso della popolazione è stata dimostrata dal progetto Screen: dopo un periodo di due anni di intense campagne di informazione della popolazione sui fattori di rischio e sui segnali indicativi della malattia, più di 360mila cittadini tedeschi (il 20% degli adulti dello Schleswig-Holstein, nel Nord della Germania) sono stati sottoposti a controlli per un anno (2003-2004). Nel 2009, dopo un quinquennio dal termine del progetto, i tassi di mortalità per questo tumore sono diminuiti del 48%. E la percentuale di diagnosi in stadio iniziale è passata dal 52% al 64%. "L'Idi è al primo posto in Italia per numero di ricoveri per melanoma e altri tumori cutanei: sono stati 2.297 nel 2015" afferma Marchetti. "E abbiamo iniziato percorsi meno convenzionali garantiti gratuitamente, come il linfodrenaggio o l'agopuntura che di solito sono a carico dei pazienti. Ma la vera sfida è rappresentata dalla combinazione delle terapie, ad esempio dell'immuno-oncologia con la terapia bersaglio-specifica, per un ulteriore miglioramento dei risultati già ottenuti con ciascuna di queste modalità di trattamento nella malattia in fase avanzata. I dati più recenti indicano come la combinazione ipilimumab e nivolumab sia in grado di garantire risposte efficaci in termini relativamente brevi. E risultati significativi sono emersi anche grazie a pembrolizumab, un'altra molecola immuno-oncologica".