“La protezione solare è tossica, non usatela”. L’ennesima teoria del complotto spinta da internet viaggia su TikTok alla velocità di oltre 11 miliardi di visualizzazioni. Tanti ne ha cumulati sinora l’hashtag #toxicsunscreen, utilizzato dagli utenti per convincere chi ascolta a non utilizzare la crema per proteggersi da raggi del sole. I No Crema Solare, al pari dai No Vax e dei No Caldo, si alimentano di diffidenza nei confronti dei pareri scientifici, sospettano un’enorme cospirazione volta a favorire le aziende che fabbricano questi prodotti e fanno riferimento a un glorioso passato in cui a loro dire si stava meglio proprio perché non esistevano questo genere di filtri.
“Pensateci un attimo”, dice ai suoi 250mila follower James Middleton, un personal trainer britannico, tra i più appassionati difensori del trend, “Loro hanno bisogno che tu creda che il sole ti faccia male”. Quel “Loro” si riferisce alle aziende farmaceutiche e alle autorità sanitarie, contro cui Middleton – tra i tanti a parlare senza alcun titolo – si scaglia. Il suo invito è quello di smettere di utilizzare la protezione, anche perché "alti livelli di vitamina D rendono quasi impossibile sviluppare una malattia autoimmune". Opinione diffusa tra questi sedicenti influencer del no sunscreen è infatti che la crema possa inibire l’assunzione di questa vitamina.
“Non esiste nessun problema con l’assunzione della vitamina D, è una leggenda metropolitana: la vitamina D viene prodotta dalla pelle in quantità assolutamente sufficienti anche se si utilizza la protezione solare”, sottolinea ad HuffPost il professor Giuseppe Argenziano Presidente SIDeMaST, Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse. Al contrario, spiega il professore, “la crema solare è utile per prevenire due cose: l’invecchiamento della pelle e i tumori della pelle. Il collegamento tra il sole e i tumori della pelle è diretto per i carcinomi squamocellulari, un po’ meno diretto per i carcinomi basocellulare in cui incide anche una predisposizione genetica. Il legame con il melanoma non dipende tanto dall’aumentare dell’esposizione solare, ma legato al sole intermittente, che si prende nei periodi di vacanza: vita d’ufficio durante l’anno e poi ustioni solari nei periodi estivi”.
TikTok è terreno fertile perfetto per la disinformazione, tanto più se la disinformazione porta a guadagni. "I video che attirano l'attenzione portano a maggiori Like e condivisioni, quindi più visualizzazioni", ha commentato sul sito Refinery 29 la psicologa comportamentale Rachael Molitor,"La disinformazione si diffonde attraverso la natura stessa della curiosità. Le persone sono curiose di ascoltare qualcosa contro la norma. Ascoltare un TikToker può essere pià eccitante che ascoltare una fonte credibile di informazioni poiché questi video sono normalmente brevi, con slogan accattivanti e dichiarazioni di grande impatto. Di conseguenza, hanno un'enorme influenza”. Molti di questi influencer del No Sunscreen sponsorizzano poi integratori e lozioni alternative.
Non sono i raggi del sole a provocare il cancro, ma le creme solari, affermano senza alcun sostegno scientifico. A sostegno delle tesi vengono postate immagini di contadini con la pelle bruciata dal sole risalenti a decenni fa, accompagnate da messaggi come: i nostri antenati non usavano SPF 50 e non hanno mai ricevuto una diagnosi di melanoma al terzo stadio. Omettendo – per ignoranza o convenienza – il fatto che il cancro alla pelle fu descritto da Ippocrate già nel V secolo a.C. Ad alimentare diffidenza nei confronti delle creme, hanno contribuito anche alcuni studi secondo cui nelle zone costiere e balneari dove la concentrazione di filtri solari nelle acque è più alta, con conseguenti danni anche a lungo termine, possibili rischi a microalghe e microrganismi e coralli.
La narrazione della sfiducia di alcuni influencer nei confronti dell'industria farmaceutica e delle autorità sanitarie si è rafforzata durante la pandemia di Covid-19. Ora anche la questione creme solari è diventata motivo di dibattito e, in qualche modo, la questione ha investito anche la deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez. La dem ha pubblicato sui social un video in cui denuncia come rispetto agli Stati Uniti, nel resto del mondo sono disponibili delle protezioni solari molto più avanzate ed efficaci nella prevenzione del cancro della pelle."Sono stata in Corea del Sud ed è così evidente quanto sia più avanzato il resto del mondo sulle creme solari, ci meritiamo di più negli Stati Uniti", afferma nel video, in cui ha accanto la ceo di una ditta di prodotti per la pelle, puntando il dito contro il fatto che la Fda non aggiorna dal 1999 i principi ammessi per la protezione solare, come denunciano del resto da anni i dermatologi americani. Il video però non è piaciuto alla sezione di Rhode Island dei Democratic Socialists of America, di cui Ocasio-Cortez è il membro più famoso, che lo ha sarcasticamente definito "un vero tributo alla classe operaia", come riporta oggi il Guardian. Anche se dal sindacato unitario degli agricoltori viene ricordato che "la protezione dal sole è assolutamente una problema della classe operaia", i socialisti made in Usa argomentano che "anche se si tratta di una questione di sicurezza sul lavoro, l'analisi di Ocasio Cortez non è socialista, ma ispirata al consumismo da soccer mom, con tanto di partner legata ad un brand"
I numeri del trend #toxicsunscreen non intaccano comunque il mercato dei prodotti per la protezione solare, che ha sfiorato i 200 milioni di euro dal primo luglio 2022 al 30 giugno 2023, con un aumento del 9% rispetto ai 12 mesi precedenti. In particolare ha registrato il boom, con +13%, il fatturato creme e spray con un indice di protezione solare alta, ossia con un Spf di 40 e oltre. Dai dati di Iqvia, provider di analisi e ricerca in ambito sanitario e farmaceutico,è emersa una crescente attenzione nei confronti di tumori della pelle: in crescita, soprattutto tra i giovani, l'incidenza del melanoma, che rappresenta l'1-2% di tutti i tumori maligni, con circa 12mila nuovi casi all'anno in Italia, e oltre 2mila morti