Inoculando i bacilli della salmonella - in una forma innocua che non provoca la malattia - si riesce a segnalare le cellule tumorali al sistema immunitario che è così in grado di individuarle e ucciderle.
Questa tecnica innovativa è stata messa a punto in uno studio italo-statunitense coordinato da Maria Rescigno, dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano di Umberto Veronesi, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. La ricerca potrebbe portare a creare una nuovo trattamento antitumorale immunoterapico o ad un vaccino terapeutico.
Finora i test sono stati effettuati con successo sui topi e sulle cellule tumorali in vitro. «Ora siamo pronti a procedere sull'uomo ma stiamo attendendo le autorizzazioni», ha spiegato Rescigno Il fattore marcatore chiave è la «connessina 43», una proteina che forma piccoli canali di comunicazioni tra diversi tipi di cellule. Frammenti di proteine tumorali, chiamati peptidi, riescono a fuoriuscire attraverso questi canali. Così facendo entrano nelle cellule immunitarie e agiscono come una sorta di «bandierine rosse» per innescare una specifica risposta immunitaria contro il tumore. Normalmente le cellule tumorali riescono a proliferare diventando invisibili alle cellule immunitarie perchè non sviluppano naturalmente sufficiente «connessina 43». Iniettando la salmonella depotenziata le bandierine rosse si attivano maggiormente.
L'equipe di Rescigno finora si è concentrata sul melanoma, la forma più letale del cancro della pelle, iniettando la salmonella innocua in queste cellule. Aumentando la quantità di connessina 43 (l'elemento marcatore-segnalatore). In questo moso si formano nuovi canali di comunicazione e il sistema immunitario si attiva uccidendo le cellule cancerogene. Si è anche notato che la tecnica ha protetto le cavie da laboratorio dal proliferare di altre forme tumorali suggerendo un potenziale effetto «vaccino».