Dermatologia / Rassegna stampa

Due nuovi farmaci contro il melanoma

Colpiscono soltanto le cellule malate. «Per il tumore in fase avanzata sono i primi passi avanti da decenni»

Segreteria SIDeMaST, 11 Nov 2010 12:22

Due nuovi farmaci contro il melanoma

Da tempo si attendevano buone notizie per i malati con un melanoma in fase avanzata e ora sembra che si sia vicini a un punto di svolta. A destare interesse e ottimismo sono i dati su due nuovi farmaci presentati al Congresso internazionale sui tumori della pelle in corso a Sydney.

Terapie mirate

I due farmaci, disponibili per uso orale, si basano su uno stesso meccanismo d'azione: inibiscono in maniera selettiva la forma mutata di una proteina chiamata BRAF, un bersaglio tutt'altro che raro, che si riscontra in oltre la metà dei casi di melanoma metastatico ed è la mutazione più comune in questo tumore della pelle. Dal momento che, nella sua forma mutata, è presente solo sulle cellule malate, BRAF è un obiettivo ottimale per terapie mirate (le cosiddette target therapies) che possano preservare il più possibile le cellule sane.

Risultati

Il primo farmaco, chiamato RG7204, è stato presentato da Jeffrey Sosman del Vanderbilt-Ingram Cancer Centre di Nashville (Stati Uniti). Testato su pazienti con una malattia già diffusa e già trattata senza successo con altre terapie, la molecola ha permesso di ridurre la massa tumorale nella metà dei pazienti e, in media, di triplicare il tempo nel quale la malattia non progredisce. Il secondo, chiamato GSK2118436, ha mostrato di aumentare la sopravvivenza dei pazienti con metastasi da melanoma impossibili da operare e resistenti alle cure mediche. I dati sull'efficacia del farmaco sono stati illustrati da Rick Kefford dell‘Istituto australiano per il melanoma.

Non è incurabile

Nel mondo il numero di diagnosi di melanoma è in costante aumento, si stimano almeno centomila nuovi casi l'anno (circa 7mila in Italia). Le prospettive di guarigione sono enormemente migliorate nel corso degli ultimi decenni, soprattutto grazie alla diagnosi precoce. Oggi da un tumore scoperto con uno spessore inferiore al millimetro si guarisce nella quasi totalità dei casi. Invece, di fronte a quei tumori che si scoprono in fase già avanzata, per lungo tempo l'oncologia è rimasta sostanzialmente al palo. Almeno fino ad ora. Il primo scossone l'ha dato un anticorpo monoclonale, l'ipilimumab, che è stato salutato dagli esperti come «il primo passo avanti dopo 30 anni». Stanno poi arrivando i progressi negli inibitori del gene BRAF mutato e si studiano altri farmaci contro altri bersagli cellulari. L'ipilimumab è prossimo alla registrazione come farmaco di seconda linea dopo la chemioterapia, per ora è disponibile per uso compassionevole e viene sperimentato in combinazione con la chemioterapia. Gli anti-BRAF, invece, sono accessibili nell'ambito di studi clinici.

Controllare la malattia

«Si aprono davvero nuove prospettive per i malati - commenta Francesco Cognetti, direttore della divisione di Oncologia medica A dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma -. Il melanoma metastatico è una malattia che speriamo di poter gradualmente "cronicizzare", tenendola sotto controllo grazie a una serie di opzioni terapeutiche che, se non possono guarire, possono permettere una sopravvivenza più lunga e una qualità di vita migliore». «Qualcosa di simile è già accaduto con i tumori del rene - prosegue Cognetti -, una patologia per molti versi simile al melanoma metastatico, perché resistente alla chemioterapia e per la quale fino a cinque o sei anni fa non c'era nulla. Poi, nell'arco di tre o quattro anni, sono arrivati farmaci nuovi (dei quali ora cinque sono registrati e altri tre o quattro sono in fase avanzata di registrazione). Oggi possiamo curare molti malati somministrando in sequenza i diversi agenti e consentendo loro di convivere degnamente con la malattia. Questo è l'orizzonte a cui guardiamo anche per il melanoma».

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