Dermatologia / Rassegna stampa

Da un cocktail di farmaci la via italiana antitumori

Al via la fase due di sperimentazione per una nuova terapia di vaccinazione nei pazienti operati per metastasi da melanoma. Risultati incoraggianti dopo i primi test eseguiti su un campione di trenta malati

Segreteria SIDeMaST, 01 Apr 2010 07:25

Da un cocktail di farmaci la via italiana antitumori

Convivere, anche per anni, con la paura che la malattia possa tornare. Una condizione che affligge alcune migliaia di persone che nel nostro Paese hanno dovuto convivere con un melanoma originato da nei. Per loro quella che ha tutta l'aria di una buona notizia. Dopo anni di studi condotti in modelli sperimentali, i ricercatori dell'Itituto superiore di sanità, coordinati da Enrico Proietti, direttore del reparto Applicazioni cliniche delle terapie biologiche, hanno messo a punto un metodo per ridurre il pericolo di recidiva nei pazienti operati di melanoma cutaneo.

Un rischio piuttosto diffuso che riguarda i melanomi di spessore superiore a un millimetro, i quali anche se asportati hanno qualche possibilità di ripresentarsi e indurre metastasi sempre più difficili da curare. Non è così per i melanomi più sottili, ma sempre generati da nei che si sono trasformati in tumore. In questo caso la loro asportazione chirurgica garantisce una guarigione definitiva. Veniamo alla scoperta. «Il trattamento sperimentato all'Iss - spiega Proietti - vuole anzitutto mettere in discussione l'idea che la chemioterapia distrugga gli effetti benefici della vaccinazione antitumorale. Siamo infatti riusciti a combinare in maniera vantaggiosa la chemioterapia con un farmaco molto ben tollerato, la dacarbazina, tramite la somministrazione saltuaria di interferon alfa e quella di un vaccino contenente piccole molecole caratteristiche delle cellule tumorali (antigeni tumorali)».

La novità consiste nello sfruttamento dell'effetto immunostimolante dell'interferon alfa e quello del chemioterapico per aumentare la risposta immunitaria indotta dal vaccino contro il tumore. E gli studi condotti all'Istituto superiore di sanità hanno mostrato che alcuni chemioterapici possono potenziare fortemente la risposta del sistema immunitario attraverso un meccanismo definito di «proliferazione omeostatica», che interviene alla sospensione della loro somministrazione. Tale fenomeno è accompagnato dalla produzione di numerosi fattori di crescita delle cellule del sistema immunitario (citochine). La risposta a un vaccino somministrato nella fase di proliferazione omeostatica viene, pertanto, fortemente potenziata. A questo si aggiunge il fatto che il trattamento chemioterapico riduce fortemente la risposta immunosoppressiva indotta dal tumore.

«La sperimentazione su modelli animali - racconta Proietti - ha dato risultati di guarigione pari al 100 per cento. Ma - aggiunge - più che verificare l'efficacia del «cocktail» di farmaci il nostro obiettivo era capire se e quanto questo modello era trasferibile sull'uomo». Ebbene, un primo studio pilota, condotto, in collaborazione con l'Istituto Regina Elena e il Policlinico di Tor Vergata, su 30 pazienti affetti da melanoma, ha mostrato che il principio della combinazione di chemio e immunoterapia è applicabile anche agli esseri umani.

I pazienti sottoposti a trattamento combinato con dacarbazina e vaccino antimelanoma hanno avuto risposte immunologiche molto superiori a quelli trattati con vaccino da solo. In considerazione degli ottimi risultati conseguiti, i ricercatori dell'Iss hanno proseguito lo studio su un numero maggiore di pazienti per verificare con maggiore cura l'efficacia del trattamento.

L'avvio della sperimentazione clinica di fase due della vaccino-terapia contro il melanoma avanzato è stato annunciato ieri durante una conferenza stampa all'Istituto superiore di sanità (Iss) dal presidente Enrico Garaci alla presenza di Francesco Bevere, dg dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena e dell'Istituto dermatologico S. Gallicano, e di Caterina Catricalà, direttrice del dipartimento clinico-sperimentale di Dermatologia oncologica e della Melanoma Unit del S. Gallicano, e Francesco Cognetti, Virgina Ferraresi e Paola Nisticò, rispettivamente direttore del dipartimento di Oncologia medica e ricercatrici, una alla divisione di Oncologia medica e l'altra al laboratorio di Immunologia, del Regina Elena.

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