Come scoprire un melanoma? Con la buccia di banana
La buccia di banana e la nostra pelle producono uno stesso enzima in risposta agli attacchi, provengano questi dall'ossidazione o dai raggi solari
Segreteria SIDeMaST, 10 Feb 2016 05:24
La buccia di banana e la nostra pelle producono uno stesso enzima in risposta agli attacchi, provengano questi dall'ossidazione o dai raggi solari
Segreteria SIDeMaST, 10 Feb 2016 05:24
La buccia di banana e la nostra pelle producono uno stesso enzima in risposta agli attacchi, provengano questi dall'ossidazione o dai raggi solari. E così, proprio partendo dalle banane, i ricercatori del Politecnico federale di Losanna (EPFL) hanno messo a punto uno scanner che segnala la presenza di eventuali melanomi e indica esattamente il loro stadio di avanzamento. In che modo?.
Misurando la presenza dell'enzima, la tirosinasi, che causa le macchie scure che con il tempo compaiono sulla buccia della banana e che nell'uomo controlla la sintesi di melanina ed è anche coinvolto nei tumori cutanei.
Lo strumento è costituito da otto microelettrodi indipendenti allineati come i denti di un pettine e flessibili come le dita di una mano; facendo scivolare i sensori su di un'area di pochi millimetri quadrati di pelle, questi ne rilevano la risposta elettrochimica e individuano la presenza dell'enzima e la sua distribuzione sulla nostra pelle. Questi dati forniscono informazioni rilevanti sulla malattia e la sua progressione: una presenza importante ed omogenea di tirosinasi indica già uno stadio intermedio (stadio 2), una sua distribuzione disomogenea indica uno stadio più avanzato (stadio 3).
I ricercatori spiegano di aver testato il dispositivo prima sul frutto poi su un campione di tessuto canceroso, avendo la macchie scure del primo e le macchie pigmentate cutanee dimensioni piuttosto simili. «Questo strumento potrebbe ovviare alla necessità di test invasivi come le biopsie», commentano gli scienziati, il cui passo successivo sarà quello di utilizzare lo strumento per eliminare il tumore visualizzato.
«Test iniziali di laboratorio ci hanno mostrato che il nostro dispositivo potrebbe essere utilizzato per distruggere le cellule», ha affermato il responsabile dello studio Hubert Girault del Laboratory of Physical and Analytical Electrochemistry del polo vallesano del Politecnico. In che modo? Ritornando ad accarezzare l'area precedentemente scansionata, questa volta applicandovi un diverso voltaggio per distruggere le cellule cancerose.