Dermatologia / Rassegna stampa

Cisti su inguine e ascelle che non guariscono: può essere idrosadenite

Una malattia poco conosciuta e molto difficile che colpisce le zone delle «pieghe» sulla pelle. Chi ne soffre ci mette spesso anni per avere una diagnosi, ma le terapie esistono

Segreteria SIDeMaST, 02 May 2017 02:17

Cisti su inguine e ascelle che non guariscono: può essere idrosadenite

I sintomi compaiono generalmente fra i 20 e i 30 anni d'età, in prevalenza nelle donne. Non di rado ci possono volere anche anni perché siano ricondotti alla loro reale causa: una patologia molto dolorosa e invalidante, l'idrosadenite suppurativa (o HS) , di cui soffrono in Italia circa 600mila persone.«Può manifestarsi sotto forma di cisti nei punti in cui sono presenti le ghiandole sudoripare o i follicoli piliferi (ovvero ascelle, inguine, glutei e parti intime) - spiega Giuseppe Monfrecola, direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia dell'Università Federico II di Napoli -. Le lesioni possono aumentare di dimensioni, dare sofferenza, infiammarsi, aprirsi. Spesso si riacutizzano periodicamente e nei casi più gravi possono progredire in un ascesso, successivamente in fistola e poi in esisti cicatriziali anche importanti. Quindi è importante, se si hanno lesioni in queste zone che non passano, rivolgersi a un dermatologo per avere una diagnosi certa e iniziare tempestivamente le cure adeguate».

La campagna: visite gratis in 24 tappe ospedaliere

«Le persone con HS soffrono da sole da decenni - continua Giusi Pintori, paziente, presidente e fondatrice dell'Associazione Inversa Onlus, prima e unica realtà nel nostro Paese dedicata ai pazienti -. Non di rado ci vogliono anni prima che chi ne soffre arrivi a una diagnosi. Anni in cui la qualità di vita è fortemente compromessa. E anche quando si giunge a inquadrare la malattia, non tutti i pazienti ricevono le terapie più indicate e un sostegno psicologico se necessario». Nasce così «Che nome dai alle tue cisti?», la campagna informativa e di sensibilizzazione nazionale su questa malattia realizzata con il patrocinio di Inversa Onlus (grazie al supporto di AbbVie): 24 tappe presso strutture ospedaliere in cui i dermatologi saranno a disposizione per una consulenza gratuita su prenotazione.«Le persone che negli ultimi sei mesi hanno notato la comparsa ricorrente di lesioni dolorose come cisti o ascessi nella zona ascellare, inguinale, genitale, toracica, addominale o nel cuoio capelluto potrebbero soffrire di HS e possono prenotare visita gratuita in occasione della campagna» precisa Pintori.

Più frequente in chi è sovrappeso e fuma

L'idrosadenite, oltre a essere molto dolorosa e invalidante nei movimenti, causa un grave e negativo impatto psicologico perché mette a repentaglio la vita lavorativa, sociale e sessuale di chi ne soffre. Sulle sue cause si sa ancora relativamente poco, ma in circa il 40 per cento dei pazienti è familiare, per cui si sospetta un'implicazione genetica. Sappiamo poi che c'è una componente ormonale: è infatti più frequente nelle donne, che rappresentano i tre quarti dei pazienti. «Abbiamo capito che è dovuta ad un malfunzionamento della risposta immunitaria con liberazione di sostanze (citochine) ad azione infiammatoria - sottolinea Monfrecola, che è anche presidente del 92° Congresso della Società Italia di Dermatologia SIDeMaST, che si terrà a Sorrento dal 3 al 6 maggio prossimi, durante il quale verranno affrontate anche le ultime novità su questa patologia -. E sappiamo che è più frequente in persone obese o fumatrici».

Varie possibili cure per guarire

Il riconoscimento dell'idrosadenite in fase iniziale e un trattamento adeguato possono significativamente aumentare la possibilità di tenere la malattia sotto controllo e, in molti casi, di guarire. Per stabilire la terapia adeguata, è molto importante distinguerla da altre malattie dermatologiche che talvolta possono presentarsi in modo simile (acne grave, foruncolosi, follicoliti, cisti sebacee infiammate). «La diagnosi è clinica, ma si ora avvale anche dell'ecografia dermatologica con specifiche sonde che consente di determinare la reale gravità ed estensione delle lesioni - conclude l'esperto -. Le linee guida indicano diversi approcci terapeutici: con farmaci topici (resorcinolo, clindamicina) e sistemici tradizionali (antibiotici, corticosteroidi, retinoidi). Se questo approccio non porta a risultati, si può considerare il ricorso all'adalimumab, un farmaco biologico approvato di recente in Italia per il trattamento di questa malattia, in associazione a terapie fisico-chirurgiche varie (laser, escissione chirurgica)».

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