Da farmaco per “risvegliare” la libido maschile in camera da letto a ingrediente chiave di un nuovo trattamento mirato a “risvegliare” il cuoio capelluto e prevenire la calvizie. Il citrato di sildenafil, il principio attivo del Viagra, insieme alla nitroglicerina, composto chimico utilizzato contro l’angina pectoris, sembra in grado di prevenire la caduta dei capelli in modo più efficace e sicuro degli attuali trattamenti in commercio.
L’unione dei due principi attivi in un nuovo farmaco sperimentale, oggi noto con il codice di TOP-M119, verrà testato per la prima volta sull’uomo in Cina dalla casa biofarmaceutica Topadur Pharma. Sembra infatti che Viagra e nitroglicerina, utilizzati attualmente in medicina per scopi diversi, favoriscano entrambi la vasodilatazione che può rivelarsi utile anche contro l’alopecia androgenetica. In questa patologia, che rappresenta la principale causa di caduta dei capelli al mondo negli uomini e nelle donne, infatti, gioca un ruolo determinante lo scarso apporto di sangue e ossigeno che comprometterebbe la funzionalità dei follicoli piliferi.
I ricercatori di Topadur Pharma hanno deciso di testare i due composti chimici in combinazione per favorire la crescita dei capelli, ipotizzando che questa combinazione possa aumentare di 1.000 volte la circolazione sanguigna nel cuoio capelluto. I risultati degli studi preclinici sui singoli composti inclusi nel TOP-M119 sono stati estremamente significativi. I ricercatori, ad esempio, hanno dimostrato che il Viagra migliora la fase anagen (attiva) nella crescita dei peli dei roditori.
Un altro studio ha evidenziato che i principi attivi del farmaco candidato sono in grado di proteggere dalla caduta dei capelli innescata dalla ciclofosfamide, un farmaco usato in chemioterapia. Nel dettaglio, TOP-M119 agisce stimolando il sistema di regolazione enzimatica cGMP (guanosina monofosfato ciclico), i cui livelli superiori favoriscono la circolazione sanguigna e con essa la crescita dei capelli. “Questi farmaci espletano la loro azione soprattutto sulla componente vascolare, provocando vasodilatazione”, spiega Alfredo Rossi, professore associato all’Università La Sapienza di Roma e socio della Società Italiana Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST). “La cosa che ci lascia un po’ perplessi è la loro ’emivita’ che è molto breve. Con il termine ’emivita’ – continua – intendiamo il tempo necessario perché, nell’organismo vivente, la quantità o la concentrazione o l’attività di una sostanza soggetta a trasformazione, si riduca alla metà di quella iniziale. Per cui anche se questi farmaci vengono somministrati con iniezioni topiche o attraverso il microneedling (l’utilizzo di più aghi infinitamente piccoli contemporaneamente) in ogni caso il paziente è ‘coperto’ per poche ore. E comunque la ripetizione quotidiana di questa operazione non è possibile perché risulterebbe troppo invasiva, a meno che non si prepari un farmaco che preveda la combinazione con un carrier(vettore, ndr) a lento rilascio”.