Dermatologia / Rassegna stampa

Immunoterapia oncolitica, così l'herpes attacca le cellule cancerose

Dopo l'approvazione da parte della Food and Drug Administration, anche l'Europa da il via libera all'utilizzo di talimogene laherparepvec (sviluppata da Amgen), il primo farmaco che si basa sul concetto di «immunoterapia oncolitica» nella lotta ad alcune tipologie di melanoma

Segreteria SIDeMaST, 22 Dec 2015 10:20

Argomenti: immunoterapia herpes
Immunoterapia oncolitica, così l'herpes attacca le cellule cancerose

Approvato anche in Europa l'utilizzo di talimogene laherparepvec. Il sistema immunitario viene pilotato affinché risponda alla presenza di un agente estraneo come il cancro

Dopo l'approvazione da parte della Food and Drug Administration -l'ente che regola negli USA l'immissione in commercio dei farmaci- anche l'Europa da il via libera all'utilizzo di talimogene laherparepvec (sviluppata da Amgen), il primo farmaco che si basa sul concetto di «immunoterapia oncolitica» nella lotta ad alcune tipologie di melanoma. Un'arma in più per combattere questo temibile tumore che nella sola Italia fa registrare ogni anno 7000 nuovi casi e 1500 decessi.

Prima dell'avvento dei nuovi farmaci il melanoma, se diagnosticato in fase avanzata, era una neoplasia che non lasciava scampo. Oggi la situazione è radicalmente cambiata e la sopravvivenza è arrivata al 20% a 5 anni dalla diagnosi. Il merito è dell'immunoterapia, una branca relativamente giovane dell'oncologia.

L'approccio consiste nello sfruttare e pilotare il sistema immunitario affinché possa rispondere in modo adeguato alla presenza di un agente estraneo come il cancro. Un modo per farlo è rappresentato dall'immunoterapia oncolitica, un'evoluzione dell'immunoterapia classica: tramite questo approccio l'idea dei ricercatori è quella di utilizzare i virus per distruggere dall'interno il tumore e attivare una risposta immunitaria.

L'idea «kamikaze» non è di certo nuova e affonda le proprie radici già nei primi anni del secolo scorso. Una serie di evidenze scientifiche mostrò infatti la capacità delle infezioni virali, come ad esempio quella dell'epatite, di migliorare i sintomi nelle persone colpite dal Linfoma di Hodgkin. O - come il caso del vaccino per il vaiolo - di prevenire alcune forme tumorali nei topi. Ecco perché, nel corso degli anni, lo studio dei virus come strumento di una possibile terapia si è sempre più intensificato.

Da un punto di vista operativo questa tecnica può essere realizzata sia introducendo e rimuovendo alcuni geni essenziali per il virus sia regolando la produzione di proteine dello stesso genoma virale che servono ad attaccare il tumore. L'idea di fondo è sempre quella di sfruttare le particelle virali come dei veri e propri «cavalli di Troia», capaci di invadere il tumore dall'interno e disgregarlo. Una strategia vincente -che ha utilizzato un virus Herpes modificato- che ha portato il farmaco dopo anni di sperimentazione ad essere finalmente approvato per la cura di alcune tipologie di melanoma metastatico.

Articoli collegati