Dermatologia / Rassegna stampa

Farmaci immunoterapici. Fasola (Cipomo): “Si garantisca parità di accesso alle cure e sostenibilità”

Il Congresso mondiale di Oncologia appena conclusosi a Chicago ha presentato importanti studi relativi alla categoria dei farmaci immunoterapici.

Segreteria SIDeMaST, 11 Jun 2014 02:05

Farmaci immunoterapici. Fasola (Cipomo): “Si garantisca parità di accesso alle cure e sostenibilità”

Al Congresso mondiale di Oncologia a Chicago sono stati presentati studi che hanno dimostrato l'efficacia di questi farmaci nel melanoma metastatico e nel carcinoma del polmone. Il loro sviluppo va anche verso l'impiego in altre neoplasie. Fasola: "Accanto a queste speranze vi sono alcune ombre: la prima è la sostenibilità dei costi delle cure".

Il Congresso mondiale di Oncologia appena conclusosi a Chicago ha presentato importanti studi relativi alla categoria dei farmaci immunoterapici. "Per i nuovi farmaci che riescono a regolare la risposta immunitaria verso diversi tipi di tumore, le attese sono veramente altissime e riguardano molte neoplasie", ha dichiarato Gianpiero Fasola, presidente del Collegio dei primari oncologi medici italiani (Cipomo).

"I risultati migliori sono stati ottenuti nel melanoma metastatico, tumore prima invariabilmente mortale, nel quale l'utilizzo di ipilimumab ha prodotto una quota di circa il 20% di pazienti che sono vivi e in risposta ad oltre tre anni dalla cura. A Chicago è stato presentato lo stato di avanzamento dello sviluppo di queste nuove molecole dai nomi spesso complessi - nivolumab, pembrolizumab - che hanno mostrato risultati straordinari in una percentuale di pazienti con carcinoma del polmone. Il loro sviluppo va anche verso l'impiego in altre neoplasie tra cui carcinoma renale, carcinomi del capo-collo, della mammella e del colon", ha proseguito il presidente Cipomo.

La conoscenza più ampia delle cause genetiche dei tumori, la varietà di approcci come ad esempio quello chemioterapico tradizionale, i farmaci a bersaglio molecolare e i farmaci immunomodulatori, i continui miglioramenti della diagnostica e della chirurgia fanno intravedere la possibilità di sconfiggere davvero questa malattia che già oggi può essere vinta in oltre la metà delle persone che si ammalano.

"Accanto a queste speranze - ha continuato Fasola - ci sono alcune ombre: la prima è la sostenibilità dei costi delle cure. Già oggi diversi Paesi anche europei non sono in grado di assicurare ai loro cittadini le cure migliori, e perfino negli stati Uniti, diversi pazienti che non sono assicurati, o ai quali l'assicurazione non riconosce tutte le cure, non sono in grado di pagare le medicine delle quali hanno bisogno. La velocità dei progressi, l'aumento continuo dei cittadini vivi con tumore che richiede cure e il costo unitario dei nuovi farmaci - sempre più oscillante tra 50 e 150.000 dollari per anno di terapia - stanno generando una miscela esplosiva. Bisogna cercare di evitare l'overtreatment o l'overdiagnosis e cioè l'utilizzo di trattamenti al di là di ragionevoli probabilità di efficacia e l'utilizzo intensivo di diagnostica strumentale quando non vi sia un chiaro effetto sulla strategia di trattamento. Altro grave problema è la disparità di accesso alle cure. Questo, che può apparire un problema di altri Paesi con sistemi sanitari non universalistici, sta diventando un problema anche italiano. La scelta di introdurre nuovi farmaci - ha aggiunto il presidente Cipomo - ma di non renderli subito rimborsabili dal Servizio sanitario, posizionandoli in una fascia denominata Cnn, sta generando inaccettabili disparità tra Regioni e tra ospedali della stessa Regione. In sostanza questi farmaci non sono ancora rimborsati per tutti dal Servizio Sanitario delle diverse Regioni: accade quindi che in contesti più ricchi ovvero meno attenti agli sfondamenti di spesa vi siano colleghi oncologi autorizzati a somministrarli, mentre in altri contesti ciò non è permesso".

"L'oncologia italiana - ha concluso Fasola - può essere orgogliosa sia della qualità della propria rappresentanza scientifica al congresso Asco, sia della capacità di saper guardare al futuro della disciplina: ora sta alle Istituzioni (Ministero, Regioni, Aifa, Agenas) saper cogliere questa possibilità per garantire ai nostri pazienti di poter fruire, in futuro, delle migliori opportunità di cura. Il rischio che questo non si verifichi c'è, dobbiamo fare ogni sforzo per evitarlo".

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