Tra le patologie dermatologiche, la dermatite atopica degli adulti è tra le malattie con elevato impatto sistemico e stigmatizzante. Ha un’incidenza compresa tra il 2 e il 5% della popolazione, di cui oltre il 50% è donna di 36 anni, in media. Numerosi studi documentano che i pazienti adulti presentano varie comorbidità, di tipo allergico e non, quali asma, rinite allergica, congiuntivite, allergie alimentari, malattie cardiovascolari e infezioni.
Nella forma moderata-grave, l’impatto stigmatizzante si manifesta con pelle lesionata, prurito e dolore senza soluzione di continuità, insonnia, ansia e depressione, portando spesso all’impossibilità di svolgere attività anche della più ordinaria quotidianità e all’isolamento sociale e lavorativo. Una patologia che, nelle forme gravi, può anche portare a pensieri suicidi. Secondo i primi dati di uno studio condotto da Francesco Saverio Mennini, dell’Università Tor Vergata di Roma, il costo medio della dermatite atopica è compreso tra 4mila e 20mila euro l’anno (comprensivo dei costi legati alle visite specialistiche, 'out of pocket', ricoveri, farmaci, perdita di produttività).
Tra i 40 ai 60 anni di età questa media aumenta sensibilmente proprio perché è in questa fascia in cui si concentra la popolazione lavorativa con maggiori costi dovuti alla perdita di produttività. Quotidiano Sanità e Sics, Società italiana di comunicazione scientifica e sanitaria, hanno somministrato un questionario online alla propria community di lettori per verificare il gradiente di conoscenza della patologia e registrare eventuali indicazioni di governance per i decisori. Il 66% dei medici dichiara di avere avuto contatti diretti sia con pazienti adulti che pediatrici e solo il 9% dichiara di avere riscontrato la patologia direttamente nella classe pediatrica, mentre ben il 23% afferma il contatto con pazienti adulti.
Oltre il 70% ritiene che la diagnosi di dermatite atopica sia giunta dopo che il paziente ha incontrato il medico di medicina generale e il dermatologo (53%) o più di un medico specialista (circa il 18%). Solo poco più del 15% ritiene che sia “sufficiente” il medico di famiglia e il farmacista, e appena il 10,64% ritiene che il dermatologo e l’allergologo siano le uniche figure che il paziente incontra per giungere alla diagnosi. L’andamento di risposte scorporate per categorie d’intervistati dimostra un’assonanza di percepito e conoscenza: tende alla sufficienza la classe dei medici di medicina generale (38,90% a fronte del 30,51% degli specialisti) e al giudizio scarso quella degli specialisti (60,45% verso il 55,91% dei mmg)