Caro Presidente,
La ringrazio infinitamente per la sua lettera circa l'intento di unificare le varie realtà dermatologiche presenti in Italia. L'impresa è veramente titanica ma, a mio parere, non rinunciabile.
Se ci guardiamo un po' intorno ci possiamo facilmente rendere conto che noi dermatologi e le varie strutture dove operiamo stanno lentamente scomparendo (presidi ambulatoriali, letti di degenza, scuole di specializzazione etc) lasciando il posto ad oncologi, chirurghi plastici, estetisti, centri tricologici etc.
Tutto questo è legato in parte ad un processo difficilmente arrestabile secondario alla recessione economica e a un tentativo di contenimento delle spese per il quale i più deboli ne fanno le spese ma forse un po' è anche colpa nostra. Forse negli anni passati ognuno di noi ha difeso troppo il proprio orticello perdendo di vista i grandi obiettivi comuni. Forse ci siamo impegnati troppo poco a curare malati difficili dedicandoci a cose più semplici meno rischiose e più remunerative. Credo sia venuto il momento di fare una autocritica "matura" e di unirci al fine di mantenere in vita la nostra meravigliosa disciplina.
Caro Presidente,La ringrazio infinitamente per la sua lettera circa l'intento di unificare le varie realtà dermatologiche presenti in Italia. L'impresa è veramente titanica ma, a mio parere, non rinunciabile.
Se ci guardiamo un po' intorno ci possiamo facilmente rendere conto che noi dermatologi e le varie strutture dove operiamo stanno lentamente scomparendo (presidi ambulatoriali, letti di degenza, scuole di specializzazione etc) lasciando il posto ad oncologi, chirurghi plastici, estetisti, centri tricologici etc.
Tutto questo è legato in parte ad un processo difficilmente arrestabile secondario alla recessione economica e a un tentativo di contenimento delle spese per il quale i più deboli ne fanno le spese ma forse un po' è anche colpa nostra. Forse negli anni passati ognuno di noi ha difeso troppo il proprio orticello perdendo di vista i grandi obiettivi comuni. Forse ci siamo impegnati troppo poco a curare malati difficili dedicandoci a cose più semplici meno rischiose e più remunerative. Credo sia venuto il momento di fare una autocritica "matura" e di unirci al fine di mantenere in vita la nostra meravigliosa disciplina.
Grazie ancora e saluti
Pietro Rubegni