Dermatologia / Rassegna stampa

Il futuro della lotta al melanoma si fa più roseo

A Forlì, al congresso nazionale IMI, le principali autorità scientifiche mondiali del settore hanno indicato la prospettiva di terapie sempre più personalizzate contro il temibile tumore alla pelle

Segreteria SIDeMaST, 04 Nov 2010 10:32

Il futuro della lotta al melanoma si fa più roseo

Il melanoma è uno dei tumori alla pelle più temibili e gravi. Ancora oggi le cure non offrono la certezza di guarire, tuttavia vi sono nuove speranze e armi. Alcune di queste sono state presentate al congresso nazionale Imi, Intergruppo Melanoma Italiano, che si è chiuso l'altro ieri.

Qui, le principali personalità mondiali impegnate nella ricerca in questo settore, hanno presentato le nuove frontiere della lotta al melanoma. Da John Kirkwood, dell'University of Pittsburgh, Medical Center (Usa), ad Alexander Eggermont, direttore scientifico dell'Istituto Gustave Roussy di Parigi, passando per il dott. Josè Majordomo, oncologo e immunologo di Saragozza. Al centro dei loro interventi, la definizione di terapie sempre più personalizzate, grazie alla combinazione di diverse tipologie di trattamenti, con antiblastici e terapie target oppure con terapie immunologiche, comprese quelle di tipo cellulare.

Il prof. John Kirkwood, pioniere della terapia adiuvante con interferone, ha illustrato le sue scoperte più recenti. «Sono 40 anni che compio ricerche sul melanoma – commenta il luminare – per diverso tempo ci sono stati progressi limitati, mentre nell'ultimo anno sono state messe a punto tre nuove terapie che nel corso della sperimentazione si sono già mostrate efficaci». Adesso, infatti, la conoscenza dei meccanismi alla base della proliferazione della neoplasia consente di mettere a punto rimedi mirati. «Ogni melanoma ha caratteristiche peculiari – prosegue – per cui si va sempre più verso terapie personalizzate. In particolare, è importante combinare l'azione di farmaci in grado di accrescere la capacità dell'organismo di aggredire il tumore con trattamenti diretti, invece, a colpire la neoplasia. L'arma vincente è l'integrazione di queste due opzioni».

Grande “amico” di Forlì, dove è stato già due volte, l'ultima nel 1998, in occasione della fondazione dell'Imi, il prof. Kirkwood, nel corso del suo terzo viaggio in Romagna ha visitato anche l'Irst di Meldola. «E' un istituto meraviglioso – commenta – al livello di quello di Pittsburgh, con tutte le capacità e le possibilità operative per praticare qualunque terapia del melanoma. Il confronto e l'integrazione fra tutti i centri internazionali impegnati in questo campo è fondamentale per far avanzare le conoscenze sulla malattia».

Il dott. Majordomo, invece, ha ricordato la sua esperienza al Dipartimento di Immunologia del National Cancer Institute di Betesda (Washington), dove per 3 anni ha collaborato col prof. Steven Rosenberg, pubblicando alcuni fra i primi lavori al mondo di pre-clinica in materia di cellule dendritiche, sulla scorta dei quali è stata poi messo a punto la vaccinazione cellulare. «In questo momento – ha aggiunto – sto studiando sempre le cellule dendritiche ma dal punto di vista delle loro proprietà immunologiche, sia in coltura sia su animali da esperimento. Si tratta di ricerche utili a valutare la predisposizione genetica dei pazienti a ricevere beneficio o meno da determinati tipi di terapia». L'importanza di questa indagine è confermata dal fatto che sarà pubblicata su Nature Genetic.

Il congresso Imi è stato rilevante anche dal punto di vista della vita societaria, con l'elezione del nuovo consiglio direttivo e del next president, la dott.ssa Paola Queirolo, dell'Istituto nazionale tumori di Genova, che entrerà in carica nel 2014. «L'Imi è un'associazione che in Italia non ha eguali – commenta – perché non esistono altre realtà che si occupino a 360 gradi di una stessa patologia, dalla prevenzione alla terapia, sino ai protocolli di ricerca. Nel mio mandato, intendo proseguire nella strada tracciata dal dott. Ruggero Ridolfi e dai suoi successori, sviluppando sempre più l'attività di ricerca, sia di base sia traslazionale, che è l'unico modo per migliorare davvero l'assistenza prestata ai pazienti».

Soddisfatto dell'andamento dei lavori congressuali il dott. Ruggero Ridolfi, presidente del convegno e direttore dell'U. O. di Immunoterapia dell'Irst. «Il bilancio è positivo – dichiara – abbiamo registrato oltre 200 partecipanti con 80 relatori, fra cui i più importanti esperti internazionali nel campo del melanoma. Nel corso degli interventi, si è spaziato su tutti gli ambiti, come previsto dalle finalità della società. Il melanoma, infatti, è una malattia che richiede cooperazione e integrazione fra i diversi specialisti coinvolti: non esiste nessun centro, per quanto grande, che, da solo, possa far avanzare la ricerca nel settore».

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