Dermatologia / Rassegna stampa

Melanomi, le differenze che contano

I melanomi non sono tutti uguali. Per informare la popolazione sui differenti tipi di tumore della pelle è stato lanciato il progetto - Melanomi: le differenze che contano -

Segreteria SIDeMaST, 15 Jul 2016 06:34

Argomenti: melanoma
Melanomi, le differenze che contano

I melanomi non sono tutti uguali. Per informare la popolazione sui differenti tipi di tumore della pelle è stato lanciato il progetto "Melanomi: le differenze che contano", promosso da Novartis in collaborazione con i centri ospedalieri e con le associazioni pazienti Aimame (Associazione Italiana Malati di Melanoma) e Mio (Melanoma Italia Onlus): sei incontri tra gli specialisti, i pazienti e i loro familiari nei principali centri ospedalieri d'Italia. Le città coinvolte sono Genova, Napoli, Palermo, Bologna, Roma e Milano.

Negli ultimi anni, grazie ai progressi della ricerca scientifica, sono migliorate le conoscenze sui diversi tipi di melanoma ed è oggi possibile caratterizzare questa malattia a livello molecolare, ovvero del Dna.

Si è scoperto così che i melanomi non sono tutti uguali: sono state identificate le mutazioni genetiche più frequenti che ne regolano la crescita cellulare, come per esempio la mutazione a carico del gene Braf, che riguarda circa il 50 per cento dei melanomi, che implica un trattamento a bersaglio molecolare diretto alla mutazione specifica. La medicina quindi ha potuto fare progressi individuando le terapie adatte nei diversi casi.

«Se finora la chemioterapia - precisa Paola Queirolo, coordinatore Disease Management Team Melanoma e tumori cutanei Irccs San Martino, IST Genova e presidente Intergruppo Melanoma Italiano - era considerata il trattamento standard nei pazienti con melanoma metastatico, oggi possiamo contare su un approccio farmacologico e multidisciplinare alternativo che tenga conto delle mutazioni genetiche e delle maggiori informazioni disponibili e che dimostra una maggiore efficacia specialmente in quei casi in cui la diagnosi è precoce e il paziente contribuisce nella riduzione dei fattori di rischio. Ciò comporta un allungamento della sopravvivenza mediana del paziente e, allo stesso tempo, un miglioramento della qualità di vita».

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