Dermatologia / Rassegna stampa

La seconda vita di Scapagnini. «Ero quasi morto, sono rinato»

L'ex sindaco di Catania racconta la sua disavventura. Ha avuto un melanoma con recidiva, è rimasto gravemente ferito in seguito a un incidente stradale. Ed era stato dato per deceduto

Segreteria SIDeMaST, 10 Mar 2011 03:15

Argomenti: melanoma
La seconda vita di Scapagnini. «Ero quasi morto, sono rinato»

Ha avuto un tumore tra i più aggressivi, per questo ha subito un intervento chirurgico di 12 ore. Poi una recidiva devastante, una cura sperimentale, 60 giorni di coma, 12 mesi di riabilitazione, fino alla guarigione completa. È l'avventura, a lieto fine, di Umberto Scapagnini, 69 anni, già medico personale di Silvio Berlusconi (del quale disse «è tecnicamente quasi immortale») ed ex sindaco di Catania (da amministratore del capoluogo etneo ha subito una condanna a quattro mesi per abuso d'ufficio).

Scapagnini ha ripreso da qualche mese la sua attività di parlamentare del Pdl, occupandosi del progetto di legge sul «testamento biologico», proprio perché «segnato» dalla sua personale vicenda. E oggi ne ha parlato davanti a una platea di camici bianchi al congresso «Medico cura te stesso».

Il parlamentare berlusconiano nel 2007 è ancora sindaco di Catania quando scopre di avere un melanoma sotto il muscolo temporale, davanti allo zigomo. Si affida a Francesco Da Ponte, chirurgo maxillofacciale di Messina. Dopo un intervento di 12 ore, per la radioterapia va al San Raffaele, e viene curato da professor Ferruccio Fazio, attuale ministro della Salute.

«Tutto sembrava andare per il meglio e stavo per cominciare la mia nuova attività di parlamentare - racconta Scapagnini - quando un incidente stradale mi riporta in ospedale. Al Forlanini di Roma vengo operato al torace dal professore Massimo Martelli. Tutto bene, ma le difese immunitarie precipitano e il melanoma riprende vigore generando otto metastasi. Con i medici curanti e mio figlio si decide di provare con un farmaco biologico sperimentale, un anticorpo monoclonale anti CTL4».

Il farmaco è efficace, ma comporta un effetto collaterale che quasi uccide il paziente: «Mi ha disidratato, portandomi a una situazione dismetabolica incompatibile con la vita. Entro in coma e ci resto per 60 giorni. Ho tre setticemie, con blocco respiratorio e blocco renale. Mi danno per morto e sui giornali appare anche qualche necrologio».

Scapagnini riesce ancora una volta a uscirne ma deve imparare nuovamente a respirare, a deglutire, a muoversi, perché è anche completamente paralizzato. Funzioni che ripristina prima al San Raffaele di Velletri poi alla Santa Lucia di Roma, ma ci vogliono 12 lunghi mesi. Un mese fa l'ultima Tac: del melanoma non c'è più traccia, solo qualche tessuto fibroso. «Corro come un ragazzo - conclude - ho solo qualche residuo problema al braccio sinistro».

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