Dermatologia / Rassegna stampa

Dalla pelle al cuore, la psoriasi triplica il pericolo di ictus

Chi soffre di psoriasi rischia il triplo di incorrere in un ictus ischemico e di sviluppare un ritmo cardiaco anomalo: a sostenerlo è un nuovo studio

Segreteria SIDeMaST, 13 Sep 2011 04:09

Argomenti: psoriasi
Dalla pelle al cuore, la psoriasi triplica il pericolo di ictus

Chi soffre di psoriasi rischia il triplo di incorrere in un ictus ischemico e di sviluppare un ritmo cardiaco anomalo: a sostenerlo è uno studio pubblicato sullo European Heart Journal da un gruppo di ricercatori danesi del Copenhagen University Hospital Roskilde da cui emerge anche che avere meno di 50 anni e soffrire di una grave forma della malattia aumentano ulteriormente il rischio.

La psoriasi è una patologia della pelle cronica e infiammatoria che colpisce tra il 2% e il 4% della popolazione per un totale, in Italia, di circa 2 milioni di malati. Nei soggetti affetti da questa malattia il sistema immunitario attacca le cellule della pelle sana, stimolando la produzione di nuova pelle: e così il processo di rigenerazione delle cellule epiteliali, che normalmente avviene ogni 3-4 settimane, avviene in due sei-giorni, provocando la comparsa di macchie screpolate bianche e rossastre.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 36765 soggetti affetti da psoriasi lieve e di 2793 da forme gravi della malattia raccolti tra il 1997 e il 2006, mettendo in evidenza che nei pazienti sotto i 50 anni con forme leggere della patologia il rischio di avere un ritmo cardiaco anormale (fibrillazione atriale) è più alto del 50% e il rischio di sviluppare un ictus ischemico aumenta del 97%, mentre nei pazienti con psoriasi grave il pericolo di incorrere nelle due patologie cardiache aumenta rispettivamente del 198% e del 180%. «Il rischio relativo di fibrillazione atriale e di ictus ischemico è maggiore nei pazienti giovani con psoriasi grave», spiegano gli studiosi. Che puntualizzano: «Possiamo affermare che c'è un legame tra psoriasi e aumento del rischio, ma non che una patologia sia causa dell'altra».

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