Dermatologia / Rassegna stampa

Chemio elettrica per i tumori del colon?

L'elettrochemioterapia è un'opzione valida in più per la cura di neoplasie e metastasi della pelle, mentre si studia la sua efficacia su forme di cancro più profonde

Segreteria SIDeMaST, 08 Feb 2011 08:51

Chemio elettrica per i tumori del colon?

L'elettrochemioterapia nella cura dei tumori è una tecnica nuova e promettente. Se ne parla da qualche anno e varie ricerche paiono confermarne sempre più spesso la validità. La sua applicazione iniziale (tuttora sperimentale, sebbene con ormai numerose prove d'efficacia) è stata sulle metastasi cutanee o sottocutanee di alcuni tumori o le neoplasie della pelle inoperabili che non rispondono più ai trattamenti convenzionali, per poi passare anche alle metastasi ossee.

Ora i ricercatori del Cork Cancer Research Center in Irlanda hanno dato l'annuncio d'aver sviluppato un dispositivo endoscopico (EndoVe, basato fra l'altro su piattaforma tecnologica italiana, Cliniporator, prodotta a Carpi) che permette di depositare i farmaci chemioterapici direttamente «dentro» i tumori del colon retto e lo hanno utilizzato per la prima volta, con successo, su un carcinoma inoperabile. «In questo modo siamo riusciti a raggiungere in modo semplice e poco invasivo il tratto colonrettale colpito dalla malattia - spiegano gli studiosi irlandesi - e a eliminare completamente la lesione, rispettando il tessuto sano e gli organi vicini».

Impulsi elettrici

L'elettrochemioterapia si basa sul fenomeno fisico dell'elettroporazione: quando una cellula viene esposta a un campo elettrico, la sua membrana si modifica in modo che alcune molecole, che normalmente impiegherebbero molto tempo ad attraversarla, rapidamente riescono a entrare all'interno della cellula. In pratica, in questo modo la lesione cancerosa assorbe di più e meglio il chemioterapico (che raggiunge concentrazioni 10mila volte superiori) per cui possono essere utilizzate dosi minori di farmaci, con il risultato di ottenere una maggior efficacia, con meno effetti collaterali e una degenza ospedaliera molto breve per i pazienti.

«Da alcuni anni utilizzo questa tecnica nel trattamento di tumori non operabili (melanomi, sarcomi, metastasi in transit e ossee) - dice Nicola Mozzillo, direttore del Dipartimento melanoma e tessuti molli e vice direttore scientifico dell'Istituto tumori di Napoli Fondazione Pascale - e, sebbene servano ulteriori conferme scientifiche per introdurla fra le terapie standard, devo dire che si ottengono ottimi risultati. Mi è stata utile, per esempio, sia per grosse lesioni o in casi delicati come un tumore sulla punta del naso, dove l'intervento chirurgico sarebbe stati assai complesso».

Nuove conferme

Anche secondo Paolo Bianchi, direttore dell'Unità di chirurgia mini-invasiva all'Istituto europeo di oncologia di Milano, le evidenze scientifiche finora raccolte sono incoraggianti: «Attualmente l'elettrochemioterapia è un trattamento efficace per le neoplasie della pelle e sottocutanee - conferma - e si sta sviluppando il suo utilizzo anche in tumori più profondi come quelli dell'apparato digerente (colon, retto, esofago). Al momento non ci sono studi clinici, ma il metodo è promettente. Per ora si può utilizzare in queste neoplasie quando i trattamenti standard non siano applicabili».

Gli esperti concordano dunque sul fatto che ci vorranno studi di confronto con queste metodiche per valutarne definitivamente l'efficacia. Nel frattempo l'elettrochemioterapia potrebbe essere un'opzione per pazienti non in grado di sopportare le terapie tradizionali, come la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia.

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